Rose e rovine: il giardino di Ninfa

di Costanza Lunardi

Compie cento anni il sogno realizzato di Lelia Caetani, un parco all’inglese e un luogo dello spirito tra i resti di una perduta cittadina medievale

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L’immagine del giardino è legata alla parola cura. un luogo solitamente legato all’idea del bello, in cui il giardiniere, figura preposta alla sua costante manutenzione, assume il ruolo di solitario e dedito sacerdote. Il botanico e filosofo francese gilles clément ha affidato al giardiniere un compito molto più attuale e innovativo rispetto a quello tradizionale, attraverso la sua teoria del “giardino planetario”, un progetto politico di ecologia umanistica nato dall’intuizione che tutto il pianeta è come un unico grande giardino, un grande hortus conclusus, e l’umanità il suo giardiniere. 

Il giardino rimanda al pianeta: «il giardino di oggi non riesce a contenersi entro il tradizionale recinto, anzi, costringe tutto il vicinato alla condivisione». nel giardino di ninfa, a cisterna di latina, nella campagna laziale, frutto dell’acqua e della storia, il giardiniere, attraverso le varie figure che si sono avvicendate nel tempo e l’hanno preso in cura ascoltando l’eco profonda del suo substrato storico e della sua origine naturalistica e paesaggistica, ha restituito alla vita e alla bellezza un luogo di rovine nel mito poggiano le radici del giardino di ninfa e nell’acqua che lo attraversa come una linfa vitale e dispensatrice.

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