Noi uomini poeti del Creato

di Leonardo Sapienza

Contemplare la natura può essere preghiera, ma è necessario ritrovare lo stupore perduto, il senso di meraviglia ucciso dalla civiltà tecnologica

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Dobbiamo confessare con realismo che troppo spesso siamo così ripiegati sulle realtà quotidiane, da non avere più gli occhi della mente capaci di guardare in alto. Ci imprigioniamo nell’abitudine di atti piccoli e modesti, da diventare incapaci di cose grandi. rischiamo di avere un cuore non abbastanza dilatato sulle dimensioni del mondo. siamo così assorbiti dalle cose materiali, da perdere ogni sapore per la bellezza e la spiritualità. 

Siamo così storditi dal chiasso e dal traffico, da non sapere più riconoscere la voce della coscienza che risuona nel silenzio. abbiamo orecchi colmi di rumori e di chiacchiere, il palato rovinato da banalità insipide, gli occhi sporcati da immagini brutte e volgari; e allora le grandi parole e le visioni sublimi le releghiamo in un futuro lontano. eppure quella verità e quella bellezza ci sono necessarie come il pane. abbiamo quasi perso l’organo stesso della “meraviglia”, la capacità di stupirci davanti alle cose piccole e grandi che scorrono in ogni istante davanti a noi come su uno schermo.

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