Nel Pantheon affollatissimo degli dei greci e romani (gli dei “falsi e bugiardi”, come li chiama dante) c’era anche la dea della pace. si chiamava eirene (da cui i nostri irene e irenico: “pace” e “pacifico”, appunto) ed era venerata in molti luoghi, tra cui l’agorà di atene, dove le avevano eretto un altare. in quella piazza si trovava anche la sua statua più famosa, fusa in bronzo da cefisodoto il vecchio, uno scultore vissuto fra il quarto e il terzo secolo prima di cristo. nelle numerose copie in marmo che ci sono rimaste eirene, vestita di un peplo dal ricco panneggio, tiene in braccio pluto (un nome che, ahimè, oggi richiama irresistibilmente il cane di topolino, ma in realtà è la personificazione della ricchezza: la parola “plutocrazia” viene di lì).
La pace, insomma, crea benessere, al contrario della guerra che produce crisi economiche, come ormai sappiamo anche per esperienza. cefisodoto la rappresenta come una madre che guarda negli occhi, piena di amore e di orgoglio, il suo bambino. a sua volta pluto vede solo lei: un quadretto tenerissimo, anche indipendentemente dalla simbologia.
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