“Pace a questa casa”; “la pace sia con voi”; “pace e bene”. le pericopi evangeliche e l’augurio francescano risuonano ancora nelle nostre coscienze, e nelle vive e sincere aspirazioni di tutto il mondo. pochissimi fra noi sarebbero forse capaci di definire lucidamente il concetto di pace in termini filosofici, storici, intellettuali: eppure ciascuno di noi intuisce, anzi sa, che la pace è la perla rara, il tesoro nascosto nell’intimo dei nostri cuori e il sole che illumina lo spazio e il tempo, l’istante fuggente e l’eternità. la pace che ci scalda e ci rinfranca: il riposo dei forti, il conforto dei deboli.
Eppure, un forte elemento di ambiguità penetra in questo quadro così confortante e luminoso. si fa presto a dire “pace”: più difficile – e i giorni presenti lo confermano – volerla sul serio e costruirla davvero. quale pace?
«Vi lascio la pace; vi do la mia pace: non quella che dà il mondo». così dice gesù cristo. tutto ciò strappa la pace dal contesto di assolutezza che di solito le attribuiamo, e la riconduce a quella relatività che caratterizza tutte le cose della storia umana. la pace piena, assoluta e divina offerta dal salvatore è quella dell’amorosa armonia fra il creatore e l’universo, così mirabilmente espressa nel cantico delle creature di Francesco d’Assisi.
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