Natale ritorni il tempo del “grazie”

di Gilbert Keith Chesterton

La società dei consumi carica l’attesa ma depaupera l’evento. Una riflessione inedita del grande scrittore inglese sulla festa cristiana

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Sono colto da un dispettoso e malevolo piacere nel ricordare ai miei colleghi scribacchini, sgobboni a libro paga nell’orribile arte del giornalismo, che il natale non finisce il 25 dicembre ma dura per altri dodici giorni. dovrebbe terminare nella dodicesima notte e come ci assicura shakespeare in quell’occasione potrete fare “quel che volete” [la dodicesima notte, o quel che volete, 1601, è una commedia di william shakespeare che allude alla festa dell’epifania che si celebra dodici giorni dopo il natale, ndr].

Ma una delle bizzarrie dei nostri tempi sottosopra è che sentiamo parlare molto del natale prima del suo arrivo, e poi niente, silenzio. la mia infausta corporazione è ben allenata nel parlare profeticamente del natale sin dal­l’autunno, e si tratta di profezie che combinano l’età dell’oro con il giorno del giudizio. tutti scrivono su quanto sarà glorioso il natale. nessuno, o quasi, scrive a festa finita di com’è stato celebrato quel giorno.

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