«Beati gli artefici di pace, perché essi saranno chiamati figli di dio» (matteo 5,9). questa, che è la settima delle beatitudini che aprono il discorso della montagna di gesù, potrebbe essere assunta a motto ideale della riflessione che proponiamo su un valore a cui l’umanità sempre aspira, ma che incessantemente distrugge, come abbiamo anche recentemente sperimentato con la guerra russa contro l’ucraina. «la pace è per il mondo quello che il lievito è per la pasta».
Questa bella comparazione del talmud, il testo che raccoglie l’eredità spirituale e culturale della tradizione giudaica, potrebbe essere la definizione dell’opera svolta dagli eironopoioí, gli artefici, gli operatori, i costruttori dell’eiréne, la pace. è curioso notare che eironopoioí, usato da matteo nella beatitudine, risuona solo qui in tutto il nuovo testamento, mentre il vocabolo eiréne appare ben 99 volte, così come il famoso equivalente ebraico shalôm echeggia 245 volte nell’antico testamento.
un dono per eccellenza divino.
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