Dici Chianti, e tutti pensano che stai parlando di vino. Il Chianti è un’area subregionale situata nel centro (potremmo dire, un po’ tendenziosamente, nel cuore) della Toscana. che i vini portino il nome di una regione, è normale: pensiamo al Borgogna, allo Champagne, al Bordeaux, al Salento, al Rioja. la regola generale – ma non sempre seguita – è che le regioni portano spesso nomi al femminile, mentre i vini che ciascuna di esse produce si flettono al maschile. il che in fondo, sotto il profilo metafisico-simbolico, è normale.
in principio c’è la terra, la madre terra, dalla quale ciascun vino trae la sua vita, la sua identità, la sua essenza. lo humus, i minerali che vi sono presenti, l’umidità e/o l’aridità, l’esposizione al sole e ai venti, la prossimità o la lontananza dal mare, la latitudine, la dinamica climatologica. tutto ciò dà al vino la sua carne, il suo corpo, la sua materia: appunto, il carattere materno.
Ma poi c’è lo spirito: e andiamoci piano prima di affermare, riduttivamente, che è la sua sostanza alcolica. da una piccola semplice cosa di complessità spaventosa è nata la pianta che dal sole, dal vento, dalla terra, dagli animali che vi si sono posati sopra, “dal lavoro dell’uomo” – come dice la liturgia dell’offertorio – ha generato frutti che debbono maturare e fermentare. è questo lo spirito: il carattere paterno.
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