Nel palazzo delle gallerie d’italia in via toledo a napoli, inaugurato nell’occasione, si è recentemente conclusa la diciannovesima mostra del progetto “restituzioni”, sottotitolata “la fragilità e la forza - antonello bellini carpaccio giulio romano boccioni manet: 200 capolavori restaurati”. una mostra di restauri, dunque; ma questo termine dice ben poco, perché in realtà si tratta di un’impresa che non conosce uguali, né in italia né nel resto del mondo.
Tutto ebbe inizio nel 1989 a vicenza, quando la banca cattolica del veneto, su impulso del grande banchiere umanista feliciano benvenuti, concepì il modello di un’iniziativa consistente nel finanziare il restauro di alcune opere d’arte, che al termine sarebbero state esposte in una piccola mostra, per tornarsene dopo ognuna a casa sua. dovevano essere opere di proprietà pubblica, dello stato come di altri enti o istituti non privati. in quella prima edizione le opere erano dieci; nella seconda, l’anno successivo, dodici, poi quattordici, poi sedici, e poi sempre in crescita. dalla seconda edizione la banca era divenuta il banco ambrosiano-veneto, presieduto da giovanni bazoli, ancor oggi presidente emerito di intesa sanpaolo; e via via, attraverso le successive modificazioni, come si dice in burocratese, siamo appunto arrivati a intesa sanpaolo.
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