Matese monti e Rinascimento

di Giorgio Agnisola

Alla scoperta del massiccio dell’Appennino sannita dove arte e natura si incontrano in un silenzio sacro

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Matese, terra di incanto e di silenzio; ma anche di contrasti: per un verso è l’antica montagna, dall’aspetto mite, il profilo morbido, levigato come onda; per l’altro è la natura carsica, misteriosa e inquietante, con gole, anfratti, dirupi e caverne, dove l’acqua è copiosa e il vento è selvaggio nelle fredde giornate d’inverno. come la “valle dell’inferno”, scoscesa tra la collina di castello e il monte muto, fino a lambire la fertile piana del volturno, con piccole sorgenti, grotte, acrobatiche sporgenze della roccia, strapiombi e corsi d’acqua che affiorano gorgogliando tra il verde intenso, tra boschi di carpini e lecci. le pendici sono abitate da faggi, cipressi, querce, castagni. in alto, nei canneti che costeggiano il lago carsico del matese, approdano uccelli rari e migratori.

Qui la flora è incantevole, tra le specie note e meno note è la preziosa corallorhiza trifida, un’orchidea dal fiore elegante e delicato. questa è una terra di storie che affondano nel mito pastorale: durante la transumanza i pastori percorrevano i pascoli montani lungo gli antichi tratturi, per poi scivolare con lunghe peregrinazioni verso il tavoliere delle puglie. 
è una natura solenne quella del massiccio, chiusa in un segreto arcaico.

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