Scolca tesoro olivetano

di Johnny Farabegoli e Natalino Valentini

Nelle prime colline riminesi l’abbazia di Santa Maria Annunziata Nuova tiene viva la testimonianza artistica, culturale e spirituale della famiglia benedettina

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Don Sergio Livi, priore della comunità monastica olivetana di santo stefano in bologna e di san giorgio in ferrara, morto nel 2011, osservava come «l’amore per il bello in tutte le sue forme» costituisse «la caratteristica dell’esperienza olivetana», e a questo proposito precisava: «a mio parere la più bella carta d’identità dell’esperienza olivetana nella storia sono i luoghi stessi che i monaci hanno edificato, la bellezza di questi luoghi, le opere d’arte [e] l’amore per l’arte».

Non ci sono forse parole più adeguate di queste per esprimere l’identità di uno dei luoghi più significativi del­l’arte e della spiritualità cristiane che caratterizzano il territorio della città di rimini, quale il complesso olivetano del­l’abbazia di santa maria annunziata nuo­va di scolca (dal germanico medievale skulka: luogo di vedetta) sul colle di covignano, testimonianza della feconda presenza di una comunità monastica che nel tempo ha saputo “trasfigurare” il locus del suo monasterium in mirabile specchio di una pulsante sapienza animata dalla ricerca del bello di cui l’arte, nelle sue molteplici forme (architettura, pittura, scultura), è stata la più limpida manifestazione.

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