Gli esordi lirici di Manzoni erano perfettamente in linea con la tradizione italiana, per quanto riguarda sia l’autobiografismo sia la tensione al sublime in senso classico. i risultati poetici erano eccellenti, come riconobbero subito i contemporanei, ma lasciarono insoddisfatto manzoni, a causa, come spiega in una lettera a claude fauriel (6 settembre 1809), della «assoluta mancanza di interesse» che una poesia simile ha per il pubblico più ampio a cui egli aspira. promette a sé stesso che d’ora in poi, a rischio di fare versi più brutti, non ne farà certo più di simili. è ciò che avverrà con gli inni sacri.
La conversione (resa pubblica nel 1810) agisce in più direzioni: innanzitutto, perché dà valore a una attività, quella di scrittore, la cui utilità è periodicamente messa in discussione, e che era stata fortemente ridimensionata proprio dall’illuminismo: alla luce del vangelo, manzoni vede legittimata la propria fedeltà a una vocazione e si sente nel contempo chiamato a renderla utile per i propri simili.
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