Zelia, madre di marie-françoise thérèse martin, piccola bambina che sarebbe divenuta teresa di lisieux, scriveva alla sorella monaca della visitazione «è una bambina che si emoziona molto facilmente» (opere complete p. 87, manoscritto a, 5v)¹. la sua sensibilità rimarrà sempre pulsante anche se, a soli quattordici anni, nel 1886, dopo la grazia di natale, pulserà sempre e solo nella direzione corretta e non si ripiegherà mai su se stessa o sulle persone con cui condivideva il pellegrinaggio terrestre «bisognò che il buon dio facesse un piccolo miracolo per farmi crescere in un momento e questo miracolo lo fece nel giorno indimenticabile di natale [...] gesù, il dolce piccolo bambino di un’ora, cambiò la notte della mia anima in torrenti di luce... in quella notte nella quale egli si fa debole e sofferente per mio amore, egli mi rese forte e coraggiosa, mi rivestì delle sue armi e da quella notte benedetta, non fui vinta in nessun combattimento»
La natura l’avvolgeva e suscitava in lei un sentire profondo che però non si arrestava alla bellezza ma si slanciava già alla bellezza: «sento ancora le impressioni profonde e poetiche che mi nascevano nell’anima alla vista dei campi di grano smaltati di fiordalisi e di fiori campestri. già amavo i vasti orizzonti» (oc p. 95, ms a, 11v). il linguaggio di teresa è semplice, diretto, non conosce termini altisonanti, riflessioni complesse oppure culturalmente elevate.
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