Che cosa si può vedere a bergamo e a brescia, oltre - e non è poco - alle architetture, ai monumenti, alle piazze delle due città e, per così dire, alle città stesse? muovendo dalla leonessa d’italia, potremmo iniziare da quel capolavoro che è la vittoria alata, ritrovata casualmente nel 1826 in un anfratto del capitolium. è una victoria in clipeo scribens, cioè che incide sullo scudo di marte il nome del vincitore, ed è un capolavoro non solo per l’armonia della sua posa, per la bellezza del volto e delle braccia, che sembrano suonare un’arpa, ma anche per l’insegnamento che ci impartisce.
Nell’antichità la vittoria non aveva armi: al massimo portava un elmo o uno scudo, reggeva senza usarlo il fulmine di giove o il tridente di nettuno, oppure posava il piede sui trofei dei vinti. era la messaggera della vittoria (non a caso ispirerà l’immagine cristiana dell’angelo), non la sua artefice. aveva, insomma, qualcosa di subordinato e ancillare. per i greci infatti era la personificazione non di una forza autonoma, ma del potere di marte o, più ancora, di zeus e atena (athena nike, appunto) che spesso la tenevano nel palmo della mano.
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