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Il dossier del mese
Carlo Levi diceva che «nell’altro mondo dei contadini non si entra senza una chiave di magia». Per l’intellettuale torinese catapultato tra i Sassi lucani lo choc antropologico fu grande: “l’altro mondo”, appunto. In Cristo si è fermato a Eboli era consapevole della difficoltà di «penetrare in quel mondo chiuso, velato di veli neri, sanguigno e terrestre». Il mondo dei contadini ‒ che ha segnato per millenni fino alla meccanizzazione dell’agricoltura la storia degli uomini ‒ è scomparso. Oggi in campagna abitano gli agricoltori, che non sono la stessa cosa: in gran parte sono i padroni a lavorare la terra, dove la presenza dell’uomo è sempre più ridotta. Le ragioni storiche sono molte: l’industrializzazione, l’urbanizzazione, l’esigenza di una migliore qualità della vita, tra sanità e istruzione, il lavoro sempre più realizzato da macchine che in se stesse condensano centinaia di braccia. Nel nostro tempo tornare a lavorare la terra è una scelta culturale e di vita. La civiltà contadina è fatta di lavoro, tradizioni, profondo senso religioso. Farne memoria è anche un modo per comprendere meglio il giusto rapporto con la terra ed essere in comunione con gli altri.
L’artista, figlio della civiltà contadina, rievoca come in un rito sciamanico le figure e le forme vive al tempo dell'infanzia
di Massimo Lippi
La prima immagine che riguarda sia Dio che l’uomo è l’agricoltore. Tutto nella Bibbia parla della terra
di Gianfranco Ravasi
La scoperta del dialetto tursitano per Albino Pierro è stata fulminante. Nella sua poesia si impastano ricordi, attualità e un’epica radicata in un tempo ancestrale
di Raffaele Nigro
Nucleo base della società ladina, non è semplicemente una forma economica ma una griglia di lettura del reale in linea con i ritmi della natura. E una scuola di poesia
di Roberta Dapunt