La vera sfida: dare un volto al sacro

di Timothy Verdon

Rispetto alle altre religioni storiche, il cristianesimo ha sviluppato un rapporto speciale con l’immagine, ravvisabile fin dai primi dipinti nelle catacombe

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L’arte è stata associata al sacro in tutte le religioni che la storia conosca − e addirittura prima delle religioni conosciute, se vogliamo attribuire un senso sacrale ai dipinti paleolitici delle grotte di Lascaux, di 17.500 anni fa. Più vicino a noi, ci sono gli straordinari rilievi del fregio del Partenone, del V secolo avanti Cristo, raffiguranti gli ateniesi che sfilano nell’annuale processione in onore di Atena: capolavori, questi, che nella collocazione originale suggerivano inoltre l’utilizzo nei templi pagani di immagini relative al culto.

Queste opere greche traducono in un linguaggio naturalistico le ieratiche raffigurazioni mediorientali di supplicanti e divinità dei secoli precedenti, evocando un sacro più vicino all’uomo. Tale stile umano, assunto dai romani, plasmerà la prima arte cristiana, che nelle catacombe ancora usa l’idioma naturale, prima di convertirsi, in epoca bizantina, a uno stile più rituale.

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