Se un giorno d’inizio maggio del 1944, in piena seconda guerra mondiale, il giurista e storico dei longobardi gian piero bognetti, attraversando la brughiera della media valle dell’olona tra milano e varese, non si fosse imbattuto nei resti della chiesa di santa maria foris portas (così detta per la collocazione all’esterno delle mura) la nostra conoscenza del sito di castelseprio, l’antica sibrium conquistata e distrutta dai milanesi di ottone visconti nel 1287, sarebbe radicalmente diversa.
Restaurata subito dopo la fine del conflitto mondiale e ripristinata nella sua funzionalità con la ricostruzione delle perdute absidi laterali, la basilichetta (fino agli inizi del novecento ancora centro della devozione locale per un affresco cinquecentesco della madonna del latte) rivelò nella superstite abside orientale sotto strati di scialbo uno straordinario ciclo di dipinti di tema cristologico e di raffinatissima esecuzione, che da decenni costituiscono uno dei più ardui nodi cronologici e stilistici della cultura figurativa dell’alto medioevo occidentale.
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