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Il dossier del mese
Giosuè Carducci amava la terra delle Marche: «Così benedetta da Dio di bellezza, di varietà, di ubertà, tra questo digradare di monti che difendono, tra questo distendersi di mari che abbracciano, tra questo sorgere di colli che salutano, tra questa apertura di valli che sorridono». E Guido Piovene diceva: «L’Italia con i suoi paesaggi è un distillato del mondo, le Marche dell’Italia». Potremmo allora dire che Pesaro è un distillato delle Marche. Capitale italiana della cultura 2024, ha messo al centro il dialogo tra arte, natura e tecnologia. Un dialogo che non è solo di contesti, dunque d’ambiente, spaziale, ma anche e forse soprattutto temporale. Dilatazione dello spazio, cioè valorizzazione dell’intero territorio circostante, con il suo ricco patrimonio paesaggistico e storico (si pensi alla rinascimentale Urbino), ma anche dilatazione del tempo, per abbracciare una storia di cui siamo chiamati a fare memoria viva. Dal passato di città romana eccola “città della bicicletta” ma soprattutto “città della musica” grazie alla cura con la quale ha saputo trattare la buona sorte di aver dato i natali al compositore Gioachino Rossini.
di Giovanni Gazzaneo
Per il 2024 la Penisola guarda alla città come proprio capoluogo culturale. Ma al di là del programma il centro e il territorio sono uno scrigno da scoprire
di Alessandra Zanchi
La “città in forma di palazzo” di Federico da Montefeltro: attraversarla è come percorrere un sogno. Finito troppo presto
di Stefano Zuffi
Le Marche sono state una vera seconda patria per il geniale pittore veneziano. Figura inquieta, orgogliosa e fragile, ha lasciato numerose testimonianze della sua pittura intensamente religiosa
di Alessandro Beltrami
Il primo era nato a Fabriano, il secondo a Urbino: entrambi sono stati protagonisti del loro tempo. Ma nelle Marche non resta quasi traccia del loro passaggio
di Elena Pontiggia