Accade, sostando in una chiesa non distrattamente ma perché attratti dalla sua antica bellezza, oppure per partecipare a celebrazioni liturgiche o anche solo per necessità di un momento di raccoglimento in noi stessi, di avvertire una straordinaria corrispondenza tra la nostra umanità, corporea e spirituale, e lo spazio che ci avvolge, non come anonimo involucro ma con ritmi e forme peculiari, e luci cangianti e mobili che investono i muri, nudi o dipinti, segnati dalla storia.
Ci sorprende allora un’improvvisa gioia, come per un dono inatteso che stupisce e acuisce di colpo lo sguardo. tutto, nel silenzio, si fa racconto che leggiamo con attenzione, mentre ci invade una sensazione di bellezza diffusa, quasi palpabile. lo spazio da sconosciuto diventa presto segno familiare di una grande fraternità ecclesiale e ci lascia scoprire la sorgente di grazia del dono che ci ha investito: sull’altare maggiore, una luce richiama alla presenza umano-divina che il luogo custodisce.
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