Sulle strade di un'Europa costruita camminando

di Franco Cardini

L’antica rete delle vie di pellegrinaggio: luoghi di spiritualità, di culture e di incontri

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Fiaschetta di pellegrino, Meissen, 1715 circa. Gli oggetti in queste pagine sono parte delle collezioni del Metropolitan Museum di New York (CC0)

Cominciamo con quello che Max Weber – sia benedetta la sua memoria! – ha chiamato “disincanto”. Ormai il mondo risuona dei nomi prestigiosi delle antiche vie di pellegrinaggio e/o di commercio: la One Belt One Road patrocinata fino dal 2013 dal presidente cinese Xi Jinping si propone come la “Seconda Via della Seta” tra Damasco (o addirittura Venezia) e Xian così battezzata più o meno un secolo e mezzo fa dal professor Ferdinand von Richtofen, avo del “Barone Rosso” della Prima guerra mondiale.

Ma ci sono inoltre l’onnipresente e superpubblicizzata “Via Francigena” che attraversa i più bei paesaggi dell’Italia tra le Alpi occidentali e Roma, mentre ormai una valorosa schiera di specialisti ci informa che esisteva anche una “Via Francigena meridionale”, che s’innestava (o magari s’identificava) con il cammino dei pellegrini alla volta del santuario di San Michele del Gargano, la “Via dell’Arcangelo” studiata dall’indimenticabile Giorgio Otranto.

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Fiaschetta di pellegrino, Meissen, 1715 circa. Gli oggetti in queste pagine sono parte delle collezioni del Metropolitan Museum di New York (CC0)

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