D’acqua e di pietra Grado e la sua laguna

di Alessandro Beltrami

Tra basiliche paleocristiane, casoni di pescatori e isole monastiche, la città (antica sede di un patriarcato) racconta una storia fatta di pazienza e luce riflessa

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Veduta aerea di Grado

«Grado è tutta qui, in questi intervalli tra terra e acque e cielo». Così Biagio Marin (1891-1985) descriveva la città in cui era nato, cresciuto e dove sarebbe morto. Il piccolo nido, l’isola d’oro. Un luogo dove ha raccolto e fatto fermentare miti e canti, restituiti al mondo nel suono universale di un vernacolo arcaico. «Un dosso di rena, un lido stretto e falcato sul vertice di un delta, che un fiume di una volta ha dimenticato; quattro case corrose, strette a ridosso di due chiese, intervallate da poche calli, da quattro campielli odoranti di pesce fresco e di salamoia; una vecchia razza di pescatori inebetiti da secoli di fame e isolamento: così era il paese».

E così è ancora al suo cuore, città-isola o isola-città, perno di una laguna tutta sua, così al confine da essere centro. Così la leggeva Marin: al tiro dello sguardo ci sono il Carso, la piana del Friuli, le Dolomiti; e verso mare Trieste, Gorizia, l’Istria... Un concentrato d’Europa distillato nella pietra delle sue basiliche, nella luce che rimbalza sull’acqua o si increspa tra i canneti.
Centro Grado lo è stata davvero. Le sue origini si intrecciano con quelle di Aquileia, di cui era porto sull’Adriatico, presidio militare e doganale. Con le invasioni barbariche e la crisi dell’Impero divenne rifugio per parte della popolazione aquileiese e così il castrum (le cui mura emergono nel tessuto di Gravo Vecia) si trasformò in centro abitato, protetto dalle acque. Il momento decisivo arrivò nel VI secolo quando, sotto la pressione longobarda, il vescovo di Aquileia Paolino si trasferì stabilmente a Grado portando con sé il titolo patriarcale. Iniziò così un’autonomia ecclesiastica dalla storia complessa che rese Grado anche snodo politico. Tra VII e XI secolo, il patriarcato esercitò autorità su numerose diocesi del nord Adriatico e manteneva relazioni con Roma, Ravenna, Venezia. Sarà l’ascesa di quest’ultima a segnare il declino della città. Il patriarcato verrà soppresso nel 1451, contestualmente alla creazione di quello veneziano.

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