C’è un terremoto, intimo e fisico, dentro il grande intervento di Andrea Mastrovito nella cripta del santuario della Madonna della Guardia a Tortona, uno dei luoghi centrali della storia e della memoria di san Luigi Orione. Una città rasa al suolo da un sisma è lo scenario entro cui si muovono le figure ritratte nelle otto nicchie dell’abside, ma non bisogna farsi ingannare dal realismo dell’artista bergamasco: qui si fondono luoghi, tempi, storie; i personaggi escono dalla cronaca per entrare nel grande racconto, il simbolo non oscura la realtà.
Soprattutto, sono figure ottenute scavando la pelle dell’edificio con bisturi e scalpello, solo qualche millimetro di intonaco o fino a trovare il mattone. Il livello del dettaglio, tecnico ed espressivo, è ricchissimo grazie all’integrazione di graffito, disegno, incisione, stiacciato… Non c’è elemento grafico che non sia metafora. Non c’è segno, non c’è supporto che non sia corpo. La cripta è un ambiente ampio e luminoso, una vera e propria chiesa sotterranea che nel tempo ha svolto più funzioni, tra cui quella di prima sepoltura di don Orione.
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