«Ma sì, ma sì, lasciamolo correre questo ragazzo, e date retta al sottoscritto che lo conosce da sempre. Se ha gli occhi un pochino lustri, è per via che il vecchio Alex, quando fila così come il vento». Anche se il sottoscritto AlexD non è più un ragazzo e ormai vede arrivare il traguardo dei cinquanta, ogni volta che lascia scorrere la bici da corsa sull’asfalto sente che il finale di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, romanzo di formazione fondamentale che sicuramente Enrico Brizzi ha scritto pensando a lui, semplicemente riaccade, perché davvero gli occhi si fanno lustri di vento e di nostalgia, e sempre gonfi di una rinnovata insperata libertà, la libertà di tornare a essere vento nel vento.
Come adesso
Come adesso che si lascia alle spalle il piccolo borgo di Montereggio e scende in picchiata verso Mulazzo e poi verso Arpiola per poi risalire verso casa, una salita lunga solo otto chilometri ma aspra, dura, una di quelle che ti lasciano senza fiato, una di quelle che a lui piacciono molto, così simili alla vita, che va spesso aggredita danzando, un paradosso di ruvida leggerezza. Così eccolo alzarsi sui pedali il vecchio Alex, a spingere, tornante dopo tornante, felice e leggero in quella danza ripetitiva e ipnotica, in quel gesto che lui sente elegante e miracoloso, muscoli tesi in punta di piedi, ad ascendere e a sentirla tutta addosso la fatica, e a esserne felice, inspiegabilmente felice. Oggi non aveva tempo di prendere l’auto e di ipotizzare altri giri più articolati e lunghi, oggi c’era il tempo solo per il giro breve, trenta chilometri ad anello nel territorio montuoso intorno alla casa di Lunigiana, mille metri di dislivello positivo e silenzio.
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