Tirreno, Adriatico, Indiano, Ponto, Egeo, Ionio, Atlantico, Mar Rosso e tanti mari ancora. Danubio, Reno, Po, Giordano, Tevere e Rodano… In poche righe si percorre gran parte dell’idrografia conosciuta allora. Piante e radici medicinali, abeti, rose, viti, pioppi, cipressi, faggi, pini, fichi, gigli. Pagine e pagine di alberi, fiori, frutti ed erbaggi vari. Cornacchie, pappagalli, merli, pernici, rondini, folaghe, pesci, tortore, api, lepri, camaleonti, cavallette, pipistrelli, cavalli, asini, volpi, cervi, galli, leoni, leopardi, formiche, serpenti, mucche, pecore, ricci, lupi, scimmie, cani, vermi, elefanti… Una lunga litania di animali, descritti con cura.
Un libro di scienze naturali? Un trattato di etica ambientale? Una favola per bambini? Niente affatto. Si tratta di una raccolta di omelie di circa millesettecento anni fa, uscite dalla bocca austera di Ambrogio, vescovo di Milano. Commentano i sei giorni della Creazione e compongono il suo Exameron, spesso ingiustamente considerato la brutta copia di quello più titolato di Basilio il Grande. Effettivamente la dipendenza dal testo greco balza all’occhio. Ma è pure lampante la sua distanza.
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