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Aosta, valle di torri e di santi

Sotto le vette ghiacciate delle Alpi alla scoperta di un paesaggio dove la natura dialoga con i luoghi di arte e di fede

​Inexpugnabile oppidum, castello non conquistabile. Così chiamavano nel Basso Medioevo il Forte di Bard, la cui mole possente corona lo sperone di roccia all’imbocco della Valle d’Aosta. Si eleva accanto alla riva sinistra della Dora Baltea, dove lo spazio si strozza in una gola. È come una soglia, un passaggio obbligato per chi transita. La fortezza sorveglia dall’alto, è roccia sulla roccia e si profilava come minaccia quando ospitava decine di uomini armati.
La Valle d’Aosta vive nei secoli quale luogo di passaggio. Vi si dipana la Via Francigena, sulla quale dall’epoca carolingia viaggiano i pellegrini alla volta di Roma. Dal valico del Gran San Bernardo e da altri passi alpini passarono le popolazioni Walser nel corso del XIII secolo, e si stabilirono a Gressoney e Issime: la Valle è ampia e soleggiata, e alle genti abituate ai climi rigidi del nord Europa, le estati fiorite sui pascoli in quota saranno sembrate una benedizione. E giunsero a più riprese anche gli eserciti francesi, spinti da mire espansionistiche: arrivò Napoleone quando decise di portare in Italia il verbo della Rivoluzione, ma i soldati asserragliati a Bard resistettero a lungo, tanto da indispettire il Bonaparte che, una volta conquistato il forte, per vendetta lo distrusse.
Per questo le mura che oggi si osservano risalgono agli anni Trenta del XIX secolo, quando, una volta tramontato l’astro del Bonaparte e ristabilito il sistema di equilibrio tra i Paesi europei col Congresso di Vienna, Carlo Felice di Savoia lo fece ricostruire per cautelarsi per il futuro. Più grande di prima, disposto su più livelli raccordati da lunghe scalinate, dotato di un’ampia piazza d’armi, di depositi di munizioni e viveri che garantissero di resistere per mesi a eventuali nuovi assedi, ricco di postazioni adatte a cannoneggiare tutto intorno. Ma non vi fu più bisogno di provarne in battaglia i pregi: il forte fu lasciato sonnecchiare in disparte, lontano dai fronti caldi.
Sinché nel corso del XX secolo la Valle d’Aosta non ha visto crescere un altro tipo di invasione: quella dei turisti che, sempre più numerosi, giungono non dai valichi e dalle alture, ma dalle pianure alla ricerca della pace e dei grandi silenzi dei limpidi cieli alpini. Coerentemente, il vecchio Forte di Bard è diventato il principale centro di informazione sui pregi della Valle: ospita il Museo delle Alpi in cui si può conoscere tutto della sua orografia e delle sue ricchezze naturali. E inoltre, un museo storico dedicato ai ragazzi, sale per conferenze, spazi espositivi, centri informativi. Il forte è museo di se stesso, e raccontando la sua storia di riflesso rievoca quella della Valle. Nato per ostacolare il passaggio, è divenuto centro di accoglienza che orienta chi desidera conoscere i panorami alpini: per questo è bene partire da qui per apprezzare i più significativi siti valdostani.

di Leonardo Servadio