Dal gran khan al Prete Gianni
Nel Medioevo le vie commerciali verso Oriente furono ispiratrici di leggende e fantasie. Nutrite anche dai resoconti dei grandi viaggiatori
Era fortemente portato alla stanzialità, com’era insito nel fatto che la sua principale attività fosse l’agricoltura; ma la terra, in tempi privi di concimi chimici, si esauriva presto e lo stesso tipo umano sedentario per definizione, il contadino, era destinato a spostarsi periodicamente. In realtà nel Medioevo viaggiavano tutti, in un modo o nell’altro: a cominciare dagli imperatori, dai papi, dai re, ma anche dai cavalieri in cerca di avventura (ch’era spesso, prosaicamente, un ingaggio militare) e dagli spiriti religiosi inquieti che si facevano eremiti e pellegrini, nonostante la Chiesa cercasse di legare monaci e monache alle abbazie con il principio della stabilitas loci (ma frati e suore degli ordini mendicanti, dal Duecento in poi, erano a loro volta sempre in movimento). Viaggiavano ovviamente i mercanti; viaggiavano gli studenti, i clerici vagantes; viaggiavano i membri dei ceti subalterni. E con gli uomini viaggiavano le cose, gli oggetti, a cominciare dalle reliquie dei santi di cui si faceva vorticoso commercio; viaggiavano naturalmente le merci; viaggiavano i libri e le idee; viaggiavano le storie e le fiabe, le menzogne e le fantasie. Con l’immaginazione, o con il sogno, si viaggiava anche fino al Paradiso Terrestre o nell’Aldilà: seguendo fonti celtiche o germaniche, o anche musulmane, i resoconti di itinerari nell’Altro Mondo sono numerosi. Anche la Divina Commedia di Dante lo è. Ed esiste tutta una letteratura medievale onirica, fatta di somnia e di visiones. Ma noi dobbiamo qui occuparci dei viaggi dalla meta terrena, reali e concreti......
di Franco Cardini