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I luoghi di sant'Agostino

L’Africa romana, l’Urbe, Milano, la misteriosa Cassiciaco. Ma le geografie del filosofo sono soprattutto dell’anima

​Maria Milvia Morciano

Vanno gli uomini ad ammirare le cime dei monti, i flutti del mare in tempesta, le vaste correnti dei fiumi, l’immensità dell’Oceano, le orbite degli astri: e di se stessi non prendono cura… (Confessioni X, 8, 15)
La contrapposizione tra viaggio reale e viaggio immaginario, come ricerca interiore e tensione spirituale, è una costante negli scrittori antichi come nei moderni, ma mentre il primo è spesso temuto e si cerca di evitarlo, il secondo è sentito sempre come aspirazione profonda e permanente cui tendere.
Anche in Agostino il dinamismo del viaggio è un tratto fondamentale, eppure non ne era attratto, anche a causa della sua salute malferma, e men che meno da quelli di mare, che pure dovette affrontare. La metafora del navigare ricorre nei suoi scritti quale esempio calzante del vivere attraverso gli accadimenti della vita, il superamento degli ostacoli, la ricerca interiore.
Nelle sue opere, i riferimenti alle località in cui visse o che visitò sono frequenti e precisi, così che è possibile ricostruire i suoi spostamenti nel Maghreb e il viaggio in Italia. Alla precisione descrittiva corrisponde però un sostanziale disinteresse verso le caratteristiche fisiche dei luoghi, che sembrano rimanere come in controluce, privi di particolari connotazioni.
Agostino era attratto dalle persone piuttosto che dalle bellezze architettoniche. Sono gli uomini il cardine della spiritualità e non i luoghi dove essi si radunano: «Chiamiamo “chiesa” la basilica in cui sono contenuti i fedeli, ai quali soli è appropriato il termine “chiesa”» (Epistola 190, 5.19). Un concetto molto antico già espresso da Tucidide: «Gli uomini infatti sono la città, e non le mura né le navi vuote di uomini» (VII 77, 7).
Durante il suo episcopato a Ippona, non si preoccupò di costruire chiese, come invece fece Ambrogio a Milano. La sua passione, se pur intrisa di sapienza e ragione, si concentra sulle persone, mentre la contemplazione estetica non gli ispira particolari slanci. La vista di un panorama, di un edificio o di un’opera d’arte sembrano lasciarlo abbastanza indifferente. Ogni località viene invece identificata con gli incontri che egli fa con gli uomini.
Eppure il suo cammino spirituale coincide con l’itinerario geografico, giacché le tappe salienti della sua vita avvengono sempre in città diverse: Cartagine, Milano, Roma, Tagaste, Ippona. Un’esistenza che può essere suddivisa in due periodi fondamentali, ove i viaggi e le loro ragioni acquistano significati diversi: prima dell’episcopato di preparazione e accadimento (fino al 395), dopo l’episcopato di maturazione e azione (dal 395 al 430).
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