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I misteriosi affreschi d’Armenia

Ignorata dagli studi, la pittura murale armena si sta rilevando un sorprendente campo di scoperte

​Paolo Arà Zarian

Negli studi sull’architettura e l’arte armena, poca attenzione è riservata alle pitture murali conservate nelle chiese, in diversi casi eseguite subito dopo l’edificazione della chiesa.
Ma l’architettura e la pittura murale sono elementi indivisibili, e l’una è il complemento dell’altra. La chiesa armena è un edificio singolare, separato dal contesto urbano, definisce uno spazio sacro generato dalla combinazione di murature in pietra sapientemente eseguite. Le pitture murali interne, realizzate con calce, sabbia e pigmenti minerali e naturali, attraverso le immagini e i colori danno forma a episodi e figure dell’Antico e Nuovo Testamento. L’unione di queste due magnifiche forme di espressione culturale – l’architettura e la pittura – può essere considerata la miglior sintesi per la memoria storica e la diffusione del cristianesimo nel panorama del Medio Oriente.
I nostri studi hanno evidenziato almeno tre regioni nella Repubblica d’Armenia dove si sono conservate pitture murali nelle chiese. La zona nord, confinante con la Georgia, la zona attorno al monte Aragatz, e la zona montuosa a sud, confinante con l’Iran. Uno studio preliminare ha messo in evidenza le differenze, ma anche l’alta qualità artistica di queste pitture. Negli altopiani armeni molte chiese sono state costruite e dipinte sin dal primo periodo del cristianesimo. Anche molte chiese dipinte nella capitale storica Anì, ora in territorio turco, richiederebbero uno studio specifico. E ovviamente lo studio dei numerosi frammenti di pitture murali eseguite sia nel primo cristianesimo che nel medioevo è possibile solo attraverso la loro conservazione e il loro restauro.
Nel 2011, durante un viaggio culturale in numerosi monasteri e chiese armene in Iran e in Armenia, abbiamo fatto visita al monastero di Vorotnavank’ (secoli VII-XIII). Tale monastero è stato restaurato e ricostruito negli anni Ottanta del secolo scorso, con la mia partecipazione. Al termine del viaggio, tornati in Italia, ricevetti una telefonata dalla restauratrice Christine Lamoureux, che mi proponeva di recarci in Armenia per restaurare l’affresco che aveva visto nella chiesa di Surp Karapet, fondata nel 1006, proprio nel monastero di Vorotnavank’. Dopo lunghe trattative con le autorità armene, siamo riusciti a ottenere i permessi. Il dipinto murale, sconosciuto agli studiosi locali, probabilmente eseguito per volontà del noto monaco, filosofo e teologo armeno Hovhan Vorotnitsì nel XIII secolo, rappresenta un cerchio di circa un metro di diametro con i segni dello zodiaco lungo la circonferenza e con al centro, sullo sfondo di un cielo azzurro stellato, un angelo alato sovrapposto a un secondo più piccolo.
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