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ITALIA LONGOBARDA e PAVIA CAPITALE

​È un numero particolare quello di “Luoghi dell’Infinito”, il mensile di arte, cultura e itinerari di “Avvenire”, in edicola da martedì 6 febbraio. La rivista ospita una sorta di doppia monografia, le cui due parti sono concatenate, come ci mostra il poeta Guido Oldani nel suo editoriale.
La prima sezione è dedicata all’Italia longobarda, e porta le firme di Franco Cardini (il “padre” degli storici medievisti), Roberto Cassanelli (storico dell’arte, dirigente del Ministero della Cultura), Lidia Capo (tra i più autorevoli studiosi di storia longobarda), Elena Pontiggia (storica dell’arte). La sezione traccia un profilo storico-geografico e culturale dell’Italia longobarda, dal Friuli a Benevento.
I longobardi restano un popolo misterioso. Agli inizi dell’era cristiana lo storico Velleio Patercolo, che viaggiava al seguito dell’imperatore Tiberio, li colloca presso la foce dell’Elba. La tradizione longobarda ne accredita una provenienza scandinava, ma sono testimonianze tarde, come l’Historia Langobardorum di Paolo Diacono (720/724-799). La ricerca scientifica e archeologica sembra dar ragione agli storici romani e torto alla tradizione longobarda. Forse spinto da una carestia, agli inizi del V secolo questo popolo germanico iniziò a migrare dal basso Elba, e attraversò nel corso di quasi due secoli l’Europa Orientale, venendo a contatto con genti e culture diverse che portarono a un reciproco scambio anche a livello di composizione etnica. Giunsero in Italia intorno al 568 guidati dal re Alboino e nacque un nuovo regno − con Pavia capitale − che si estendeva in gran parte del Paese con i Ducati di Spoleto e Benevento. Allo scontro tra civiltà seguì poi la conversione del popolo al cattolicesimo, grazie soprattutto alla regina Teodolinda (570-627). L’editto di Rotari (636-652) suggellò la convivenza con il mondo latino e diede vita a un mondo nuovo.
La seconda sezione è dedicata a Pavia, capitale del regno longobardo e città di sant’Agostino.
Nel 723 il corpo di sant’Agostino (Tagaste, 13 novembre 354 - Ippona, 28 agosto 430) viene traslato, per volontà del re Liutprando, da Cagliari a Pavia, capitale del regno longobardo dal 625 al 774. La città lega da allora il suo destino al Padre della Chiesa. Paolo Diacono, nella Historia Langobardorum, narra che Liutprando per accogliere le spoglie del Doctor Gratiae fa costruire un monastero, San Pietro “in cielo aureo”, dove in seguito sarà sepolto anche un altro filosofo e santo, Severino Boezio, imprigionato e giustiziato nel 524 da Teodorico, re dei Goti. La struttura e il prestigio della città longobarda, della sua corte, della sua Scuola Palatina, delle sue chiese di grande bellezza architettonica e artistica, ricche di reliquie, si riverbereranno nei secoli a venire e ben oltre il regno. In queste pagine scopriamo la Pavia longobarda ma anche i luoghi e le opere d’arte che ruotano attorno ad Agostino. Firmano i testi Claudia Biraghi, Luisa Erba, Saverio Lomartire, Maria Teresa Mazzilli, tra i più autorevoli docenti universitari pavesi.
La ricorrenza dei milletrecento anni dalla Traslazione è oggetto di celebrazioni, eventi e convegni, e dopo la monografia dedicata al Doctor Gratiae in “Luoghi dell’Infinito” 280, febbraio 2023, anche questa sezione è stata realizzata in collaborazione con il Comitato Pavia Città di Sant’Agostino.
Completano il numero le rubriche “Homo viator” di Franco Cardini, “Le strade del vino” di Lucia Stefani, “La scala d’oro” di Marco Vannini, “Lo spazio del suono” di Luigi Garbini, “Amicizie” di Antonio Arslan.
In copertina, Gesù Bambino, particolare dall’Adorazione dei Magi dell’Altare di Ratchis (737-744), capolavoro dell’arte longobarda custodito nel Museo cristiano a Cividale del Friuli.