Ispirata follia
La scintilla del genio nella pazzia quotidiana: a Ravenna venticinque secoli di illuminazioni e di degenerazioni. Che hanno donato arte sublime
Salvador Dalí, Mostro molle in un paesaggio angelico (1977), olio su tela. Roma, Musei Vaticani.
Théodore Géricault, Le medecin chef de l’asile de Bouffon (1820 circa), olio su tela. Collezione privata
Karel Appel, Senza titolo (1971), olio su tela. Collezione in Ca’ La Ghironda, Modern Art Museum, Zola Predosa (Paolo e Claudio Giusti)
Antonio Ligabue, Autoritratto (1954), olio su masonite. Collezione privata
Al culmine della carriera, sette o otto anni dopo essere stato ammesso nella gilda dei pittori di Gand, Hugo van der Goes entrò in un convento agostiniano come frate converso, vicino a Bruxelles. Poco dopo ebbe le prime crisi. Visioni, “frenesie”, grida. L’autore del Trittico Portinari è uno dei primi artisti malati di mente di cui si abbiano notizie. Veniva amorevolmente curato con la musica dai suoi confratelli: aveva mangiato “cibi melanconici” oppure bevuto “vini gagliardi”, si domandavano i medici? Gli apostoli che appaiono ai piedi della Morte della Vergine di Bruges sono tormentati e sconvolti; le mani arricciate dall’artrite: sono umili illuminati da Dio, immagini tratte dalle strade, ritratti, o autoritratti. Un depresso, forse. Come, forse, un secolo dopo fu Annibale Carracci, colto sui primi del Seicento da un’«estrema malinconia accompagnata da una fatuità di mente e di memoria che non parlava né si ricordava». Disordini amorosi, sussurrano alcuni, altri follia, altri ancora dissolutezza. Annibale, bolognese a Roma, morì a quarantanove anni, famosissimo e solo, dopo aver lasciato al mondo uno dei capolavori della pittura di ogni tempo, la Galleria Farnese.
Stralunati, matti o veggenti, dementi o divini, gli artisti sono sfiorati dai venti dell’ispirata pazzia da venticinque secoli, da quando cioè Platone, nello Ione, aveva espresso la teoria dell’“entusiasmo poetico”, il legame tra genio e follia (enthoysiasmós, “invasamento divino”). Tra Carlo Lombroso e Karl Jaspers, l’intero Ottocento della psicologia rafforzò la certezza del collegamento, mentre il primissimo Novecento attendeva al varco le opere dei folli per rovesciare i sistemi costituiti e azzerare pregiudizi secolari
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di Beatrice Buscaroli