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LE CITTÀ SORELLE

​Due città, che la tradizione − e diversi episodi registrati dalla storia − vuole l’una contro l’altra armate, si sono riconosciute sorelle a partire dall’esperienza tragica della pandemia. Un’esperienza di dolore e di perdita che ha dato vita a un processo di rinascita comune, ricostruendo antichi legami e soprattutto progettando un futuro sempre più connesso. Sono Bergamo e Brescia, Capitale − al singolare, come se fossero una − italiana della cultura per il 2023. Come affermava nella cerimonia di inaugurazione il presidente Sergio Mattarella: «La cultura è una grande ricchezza. Nasce dalla vita, dalla comunità, dalla natura che ci ospita, e poi ritorna alle persone, alle generazioni successive, come forza vitale, come civiltà, come genio e valore [...] È l’emozione di rappresentare la vita, è un arricchimento dei valori che caratterizzano l’umanità. Brescia e Bergamo ne sono un esempio con le loro virtù civiche di ieri e di oggi». Le storie, i luoghi e le tradizioni, ma anche le figure di santità, come Giovanni XXIII e Paolo VI, delle due piccole grandi capitali lombarde, sedute sui primi balzi prealpini, sono al centro della monografia di “Luoghi” di settembre.

I due editoriali sono firmati dai due vescovi delle città. Francesco Beschi propone la storia di Bergamo come fede che si fa bellezza e solidarietà; Pierantonio Tremolada racconta Brescia come testimone di un passato aperto al futuro. Nella monografia spetta poi a Franco Cardini raccontare le vite parallele delle due città, dalle origini preromane fino al Novecento. Maria Antonietta Crippa traccia una storia architettonica di Bergamo, luogo di sperimentazione e creatività, e quindi di Brescia, vera “Leonessa dell’architettura”. Luca Doninelli racconta la bresciana Via dei Musei come “cattedrale orizzontale” della città. Elena Pontiggia cuce in una ideale promenade tra capolavori i due centri storici. Elisa e Marco Roncalli si soffermano sui taccuini di viaggio dei molti celebri e spesso sorprendenti visitatori che nel tempo hanno posato sguardo e penna su Bergamo e Brescia. Leonardo Servadio racconta come la nomina a Capitale della cultura abbia sviluppato la riqualificazione, la programmazione e soprattutto i processi virtuosi pubblico-privato nei musei cittadini. I legami del bergamasco Giovanni XXIII e del bresciano Paolo VI con le loro terre di origine sono analizzati da Elisa e Marco Roncalli. Infine si esce dalle città per risalire le valli alpine fino ai resti della diga del Gleno,  crollata un secolo fa uccidendo cinquecento persone tra la Val di Scalve e la Val Camonica. Un luogo di moderno pellegrinaggio.

Chiudono il numero le rubriche di Maria Emmanuel Corradini e Antonia Arslan.