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Le belle stagioni di “Restituzioni”

A Napoli la nuova mostra sui restauri promossi da Intesa Sanpaolo racconta tante storie di attenzione al territorio

​Giorgio Bonsanti

Nel Palazzo delle Gallerie d’Italia in Via Toledo a Napoli, inaugurato nell’occasione, si è recentemente conclusa la diciannovesima Mostra del progetto “Restituzioni”, sottotitolata “La fragilità e la forza - Antonello Bellini Carpaccio Giulio Romano Boccioni Manet: 200 capolavori restaurati”. Una mostra di restauri, dunque; ma questo termine dice ben poco, perché in realtà si tratta di un’impresa che non conosce uguali, né in Italia né nel resto del mondo.
Tutto ebbe inizio nel 1989 a Vicenza, quando la Banca Cattolica del Veneto, su impulso del grande banchiere umanista Feliciano Benvenuti, concepì il modello di un’iniziativa consistente nel finanziare il restauro di alcune opere d’arte, che al termine sarebbero state esposte in una piccola mostra, per tornarsene dopo ognuna a casa sua. Dovevano essere opere di proprietà pubblica, dello Stato come di altri enti o istituti non privati. In quella prima edizione le opere erano dieci; nella seconda, l’anno successivo, dodici, poi quattordici, poi sedici, e poi sempre in crescita. Dalla seconda edizione la Banca era divenuta il Banco Ambrosiano-Veneto, presieduto da Giovanni Bazoli, ancor oggi presidente emerito di Intesa Sanpaolo; e via via, attraverso le successive modificazioni, come si dice in burocratese, siamo appunto arrivati a Intesa Sanpaolo. Oggi il numero delle opere restaurate e poi esposte è aumentato a dismisura: le più di duecento che si ammirano a Napoli fanno parte di più di ottanta nuclei (oltre agli oggetti singoli, ci sono dei gruppi omogenei per provenienza e appartenenza; ad esempio, una collezione di vasi antichi di un museo, che nel computo contano per uno). Questa crescita ha fatto sì che dopo i primi anni fosse impossibile mantenere la periodicità annuale; divenuta poi biennale, ci si va orientando oggi piuttosto verso una scadenza triennale. L’edizione attuale è stata ritardata per via del Covid: la precedente era stata nel 2018.
Altro cambiamento sostanziale è che a partire dall’edizione del 2011 la sede non è più stata l’originaria Vicenza: la mostra è stata proposta a Firenze, Napoli, Milano, Venaria Reale presso Torino, e oggi nuovamente Napoli. In parallelo, alle tre province venete che parteciparono alla prima edizione si sono progressivamente aggiunte altre zone del nostro Paese, tanto che quest’anno a Napoli sono state rappresentate tutte le regioni d’Italia.
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