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Luce e ombra, anima dello spazio sacro

Non ci sarebbe lo spazio creato dall’uomo senza luce e soprattutto senza ombra. E i significati mutano nei secoli

​Paolo Portoghesi


Nella sua ambigua natura fisica di particella e di onda la luce investe dall’esterno l’architettura e la rende percepibile ai nostri occhi. L’ombra invece ha due anime diverse: l’ombra propria appartiene all’edificio, lo occupa fino a che la luce non la scopra, cosa che non riesce mai a fare completamente; l’ombra portata è la proiezione del volume architettonico sul terreno o sulle cose circostanti, qualcosa che si adatta, come un velo, alle forme dell’ambiente.
Nell’antichità classica il compito affidato alla luce è quello di mettere in evidenza i caratteri formali dell’architettura utilizzando l’ombra per sottolinearne la plasticità. Porte, finestre e lucernari consentono poi di illuminare gli ambienti interni quando non sono in contatto diretto con l’esterno. Raramente viene affidato alla luce il compito di comunicare un messaggio, un significato simbolico. Un caso evidente è l’oculo della cupola del Pantheon, con il quale l’imperatore Adriano voleva forse esprimere, con la luce dall’alto, ciò che accomuna tutte le religioni del suo impero.
È con l’avvento del cristianesimo che la luce assume nell’architettura occidentale un esplicito ruolo simbolico come segno del divino. Nella tradizione ebraica la luce è il primo segno della creazione. «Dio disse “Sia la luce!”, e la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre [...]. Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle» (Gen 1,3-4.16).
Nei Vangeli la luce, in quanto opera divina, si arricchisce di un valore spirituale e simbolico. Nel Vangelo di Giovanni il logos è la «luce vera che illumina ogni uomo» e Gesù stesso dichiara: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre ma avrà la luce della vita» (8,12). Dal Salvatore e dalla sua parola la luce si proietta sui cristiani: «Voi siete la luce del mondo – dice Gesù nel discorso della montagna –, non può rimanere nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio […]. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini» (Mt 5,14-16). Non c’è da meravigliarsi che queste immagini vivide, abbaglianti, abbiano gradualmente preso corpo nel meraviglioso patrimonio delle chiese cristiane. (...)