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L’Eroica senza tempo nel cuore delle Terre di Siena

Ogni anno, la prima domenica di ottobre, torna la manifestazione rigorosamente riservata alle biciclette d’epoca. È la corsa che non si vince: si vive

​Alberto Caprotti

La prima volta si presentarono in 92, tutti cacciatori di sentimenti. Ma un po’ timidi, e vestiti con le maglie di lana, troppo strette o troppo larghe. Molti di loro erano in sella a biciclette splendide ma improbabili, riesumate dal fondo della cantina. Si corse una settimana dopo la “Granfondo Gino Bartali”, come regalo per tutti i partecipanti, e anche per consumare il ben di Dio avanzato nei ristori in quella occasione. Qualcuno si guardava senza parlare, ma l’espressione diceva tutto: chi me lo fa fare? Perché ancora oggi, la prima domenica di ottobre, quelli dell’Eroica partono all’alba e a volte arrivano con il buio. La luce del sole, quando c’è, è un intermezzo tra Gaiole in Chianti e Gaiole in Chianti, per 200 e più chilometri dalla partenza al traguardo, a seconda del percorso scelto.
Ventotto anni dopo, molto poco è cambiato. L’Eroica non era e non è una gara di ciclismo, quello è uno sport diverso. Dove la gente ai margini della strada riesce ad attendere per ore il soffio della sfilata del gruppo che dura tre secondi: a meno che non sei sullo Stelvio, è sempre la faccenda di un amen. Hai il tempo di dire: arrivano, e già li vedi di schiena. È il mistero infinito di una passione senza logica, la sua forza imbattibile. Qui c’è altro: c’è molto da vedere, ma soprattutto da sentire. 
L’Eroica non si vince. Si vive. A pedale lento. Niente tute avveniristiche, né caschi aerodinamici: si partecipa rigorosamente con abbigliamento d’epoca o di ispirazione storica, in sella a “bici eroiche” o in “stile vintage”, come descritto all’articolo 6 del regolamento, che ammette solo biciclette da corsa su strada con piega al manubrio costruite fino al 1987 incluso, con cambio (purché originale) o senza, oppure costruite alla fine dell’800 o all’inizio del ’900.
Non è una competizione, ma una manifestazione cicloturistica per uomini coraggiosi, organizzata – così hanno voluto specificare – con la finalità di favorire la socialità e di promuovere il territorio. Sul percorso si alternano tratti di strade bianche sterrate e tratti di strade asfaltate a basso traffico veicolare che si percorrono a velocità controllata. La partenza è nella forma detta alla francese, cioè libera entro una certa fascia oraria (solitamente all’alba). I controlli dei passaggi avvengono con l’apposizione di un timbro sul roadbook fornito dall’organizzazione. Non è prevista una classifica finale ma viene pubblicato solo un elenco degli arrivati in ordine alfabetico con il percorso effettuato da ogni concorrente. Molto democratico, molto – appunto – fuori dal tempo.
Non sono grandi atleti quelli che ci provano: basta essere tesserati o dotati di certificato di idoneità sportiva agonistica. Si partecipa a qualunque età e con qualsiasi giro vita. Per la gioia di pedalare, di faticare, di perdersi nei paesaggi mozzafiato della Toscana, di fermarsi a mangiare, ognuno con i suoi tempi e le sue forze. Qui non vince nessuno e ognuno vince per conto suo.
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