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L’amicizia e la croce

Gli ultimi giorni della vita di Cristo tra Betania e Gerusalemme

​Ermes Ronchi e Marina Marcolini
Gli ultimi giorni di Gesù si dipanano come su un telaio dove corre per quattro volte una spola che congiunge due luoghi simbolo: il tempio di Gerusalemme e una casa di Betania.
Accade nel giorno dell’ingresso messianico: da Betania e Betfage… «Gesù entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betania» (Mc 11,11). Lo stesso percorso si snoda anche il giorno successivo (Mc 11,12-19) e poi ancora nel terzo giorno (Mc 12, 20-44). Il quarto giorno, invece, un viaggio di sola andata verso Gerusalemme.
Dopo lunghi, estenuanti dibattiti nel tempio, dopo conflitti verbali durissimi, tutte le sere Gesù e i suoi ritornano a Betania, in una casa ospitale. Perché Betania, che dista quindici stadi, quasi tre chilometri, dalla città? Perché tutta questa strada, tutto questo tempo per andare e venire, ogni giorno?
Per entrare nei giorni supremi, il Vangelo stende un tappeto di sere vissute in una casa, nell’atmosfera calda dell’amicizia, dove Gesù si mostra come il Dio umano, umanissimo e fragile, mendicante d’amore, che cerca amici e amiche dove appoggiare il cuore e riprendere il fiato del coraggio.
A Betania abitavano Marta, Maria e Lazzaro, cui Gesù voleva molto bene. Betania è una trama di legami amicali, di case ospitali dove poter ritrovare il pane buono degli affetti. Di fronte ai giorni terribili e solenni che si annunciano, di cui è ben consapevole, e da cui dipende la sua vita e il volto di quel Dio “diverso” che è venuto a portare, Gesù ogni sera rientra nello spazio di affetti che rinnovano la forza del cuore e disegnano il volto nuovo dell’uomo. Negli ultimi giorni i grandi insegnamenti di Gesù nel tempio si alternano con un altro insegnamento, apparentemente minore e invece determinante: in un villaggio sicuro, in case amiche, Gesù annuncia, senza pulpiti e senza parole, il Vangelo dell’amicizia, fessura del Regno.
Dalla casa di Betania il Maestro proclama che l’amicizia non è un tema debole, privato, poco rilevante nel cammino del discepolo, tantomeno un tema sentimentale, ma è Vangelo e vocazione, che apre brecce all’avvicinarsi del Regno di Dio, apre strade al fiorire della vita.
Gesù non ha paura degli affetti e delle emozioni. «Superiore all’affetto non c’è nulla. Val più una goccia d’affetto che un mare di spiritualità. Di questo pane ha bisogno ogni cuore stanco... E ogni cuore è stanco» (Sorella Maria di Campello)
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