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MARCHE E PESARO CAPITALE

​Il numero 294 di “Luoghi dell’Infinito”, il mensile di arte cultura e itinerari di “Avvenire”, in edicola da martedì 7 maggio, è dedicato  ai tesori delle Marche e a Pesaro Capitale italiana della cultura 2024.
Giosuè Carducci amava la terra delle Marche: «Così benedetta da Dio di bellezza, di varietà, di ubertà, tra questo digradare di monti che difendono, tra questo distendersi di mari che abbracciano, tra questo sorgere di colli che salutano, tra questa apertura di valli che sorridono». E Guido Piovene diceva: «L’Italia con i suoi paesaggi è un distillato del mondo, le Marche dell’Italia». Potremmo allora dire che Pesaro è un distillato delle Marche. La Capitale della cultura ha messo al centro il dialogo tra arte, natura e tecnologia. Un dialogo che non è solo di contesti, dunque d’ambiente, spaziale, ma anche e forse soprattutto temporale. Dilatazione dello spazio, cioè valorizzazione dell’intero territorio circostante, con il suo ricco patrimonio paesaggistico e storico (si pensi alla rinascimentale Urbino), ma anche dilatazione del tempo, per abbracciare una storia di cui siamo chiamati a fare memoria viva. Dal passato di città romana eccola “città della bicicletta” ma soprattutto “città della musica” grazie alla cura con la quale ha saputo trattare la buona sorte di aver dato i natali al compositore Gioachino Rossini.

L’editoriale è di Vito Punzi, direttore del Museo Pontificio di Loreto, che racconta lo storico rapporto tra il santuario della Santa Casa e il mondo della cultura.
La monografia si apre con un testo di Franco Cardini, che dipinge un affresco delle vicende storiche della regione, dall’epoca romana al Novecento. Alessandra Zanchi ci conduce per le strade e i dintorni di Pesaro alla scoperta dei tesori e delle personalità della Capitale della cultura. Giovanni Gazzaneo racconta poi un pesarese doc, Carlo Pagnini, il “poeta delle radici”. Usciamo da Pesaro per recarci a Urbino, la città in forma di palazzo dei duchi di Montefeltro, con la penna di Stefano Zuffi. Elena Pontiggia ci porta tra le opere di due figli illustri delle Marche, Gentile da Fabriano e l’urbinate Raffaello. Non era marchigiano di origine Lorenzo Lotto ma visse queste colline come una vera seconda patria: ne racconta la figura e le testimonianze, sparse tra grandi e piccoli centri, Alessandro Beltrami. Lotto nelle Marche “debuttò” a Recanati, e a Recanati restiamo con Davide Rondoni per incontrare un altro grande figlio di questa terra, Giacomo Leopardi. I musicisti marchigiani Pergolesi, Spontini e Rossini sono al centro del testo di Andrea Milanesi. Maria Antonietta Crippa ci porta ad Ancona, per entrare nella mirabile cattedrale di San Ciriaco. Impossibile raccontare per intero la ricca galassia di città e borghi di questa regione. È necessario operare una scelta, anche alla luce dei tanti articoli di “Luoghi dell’Infinito” dedicati alle Marche negli anni passati. Ecco allora Fano, di origine romana, con Roberto Filippetti; Casteldimezzo, piccolo borgo sul Monte San Bartolo, con Eugenio Fatigante; Corinaldo, terra natale di santa Maria Goretti, con Leonardo Servadio. Giovanni Gazzaneo chiude la monografia con il ricordo di Giuliano Vangi, il grande scultore scomparso a Pesaro il 26 marzo scorso, che aveva scelto la città marchigiana come sua seconda patria.

Completano il numero le rubriche “Homo viator” di Franco Cardini, “L’altro Novecento” di Massimo Lippi, “La scala d’oro” di Marco Vannini, “Lo spazio del suono” di Luigi Garbini, “Amicizie” di Antonia Arslan.