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Monte Mesma, oasi di fede

Sulla vetta del colle nei pressi del Lago d’Orta da 400 anni fiorisce un convento francescano

​Enzo Pellegatta


Il Monte Mesma è detto “monte”, ma in realtà è un colle a 576 metri sul livello del mare. Tuttavia il nome di monte gli sta bene: dalla sua sommità si ha una vista completa del panorama lacustre di Orta, dell’isola di San Giulio e della catena del Monte Rosa e, a sud, della pianura verso Novara, con lo sfondo del-l’Appennino Ligure. Il nome “Mesma” ancora oggi ha un’etimologia incerta: probabilmente deriva dalla semplificazione di mesima, parola celtica significante maxima, sommità. La zona è di notevole interesse archeologico, con ritrovamenti di origine celtica, materiale dell’epoca gallica e romano-imperiale, e urne cinerarie ricollegabili alla cultura di Golasecca. All’età romanica risale l’antichissimo ponte che attraversa il torrente Membra, ai piedi del colle; nel bosco del monte vi è anche la fucina di un fabbro risalente al Settecento. Nel 1993 il Monte Mesma venne istituito dalla Regione Piemonte come Riserva Naturale Speciale.Il complesso monumentale del Monte Mesma comprende il convento francescano, la chiesa dedicata a san Francesco e due Via Crucis. Il convento sorge sulle rovine di quella che un tempo era la rocca fortificata di Mesima, teatro fra il XIII e il XIV secolo di scontri tra il comune di Novara, con il podestà Giordano da Settala, e il vescovo Tornielli. Il castello era stato costruito dal comune di Novara, che voleva avere un maggior controllo sui terreni episcopali della Riviera. Le ostilità continuarono fino al 1358, quando la rocca venne distrutta dagli abitanti di Ameno e Lortallo: l’attuale complesso ha dunque le sue origini sulle antiche fondamenta del castrum. Sui ruderi  venne edificato un oratorio, utilizzato per la celebrazione di una Messa annuale e meta di pellegrinaggio. Ai primi del Seicento i fratelli Bernardino e Giovanni Francesco Obicini, frati minori di Ameno, cercarono senza riuscirvi di costruirvi un convento. L’idea fu poi ripresa nel 1618 da alcuni giovani di Ameno cui la curia diede il permesso l’anno seguente di erigere il convento con il riutilizzo del materiale di costruzione del castello diruto. Dopo diverse traversie, nella primavera del 1623 fu distrutto l’antico oratorio e realizzato il nuovo altare dedicato a sant’Anna, che ancora oggi si trova nella sua sede originaria. Nel 1635 furono conclusi nelle murature la chiesa e il convento, realizzando la cisterna per l’approvvigionamento dell’acqua. Sul sagrato della chiesa nel 1630 venne piantato un tiglio che, deperito, nel 2005 fu sostituito da un ulivo. Dal tronco del tiglio secolare sono state ricavate tre sculture poste nel primo chiostro: il Cantico delle creature, Francesco e il lebbroso, Le stimmate.
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