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NEL SEGNO DELLO ZODIACO

​Povere stelle: i giusti sospetti e l’ironia con cui leggiamo gli oroscopi oggi hanno gettato discredito sullo Zodiaco, che nei secoli non fu ben altro che un banale e ridicolo meccanismo di previsione del futuro. Misurare il tempo umano in rapporto con il cosmo, i primi tentativi di interpretare le leggi dell’universo e la storia dell’uomo... La questione è ricca, complessa e sorprendente, come intendono raccontare le pagine del numero 246 di Luoghi dell’Infinito, il mensile in edicola da martedì 7 gennaio con il quotidiano “Avvenire”.   I due editoriali propongono prospettive complementari: lo sguardo di Maria Cristiana Dobner -  carmelitana scalza, biblista e amica di Margherita Hack - è quello di chi leva il volto per cercare le stelle e trova l’infinito; il poeta Davide Rondoni ci racconta invece di chi alza gli occhi per contemplare l’infinito e si rispecchia nelle stelle. Lo speciale dal titolo “Nel segno dello Zodiaco” si apre con la teologia delle stelle “praticata” dai Magi e spiegata dal cardinale Gianfranco Ravasi. Franco Cardini entra nel rapporto tra storia e Zodiaco, comune a molte civiltà dal Mediterraneo alla Cina. La presenza di Ariete, Pesci, Scorpione e di tutti gli altri segni (spesso abbinati alle allegorie dei Mesi) in edifici religiosi tra Medioevo e Rinascimento non è dovuta alla “superstizione” ma al fatto che sono i simboli del tempo ciclico del cosmo, come  racconta la storica dell’architettura Maria Antonietta Crippa. Alessandro Beltrami si sofferma sulla valenza storica dei Mesi antelamici del Battistero di Parma. Timothy Verdon analizza il significato degli affreschi della cupola della scarsella nella Sagrestia Vecchia di San Lorenzo a Firenze. Se l’astrofisico Piero Benvenuti dà un nuovo senso allo Zodiaco in un’astronomia da tempo rivoluzionata, Roberto Mussapi riporta le costellazioni alla verità della poesia.  La sezione Arte&Itinerari si apre con una lettura di Antonio Paolucci agli affreschi del Sant’Agostino di Rimini, capolavori del Trecento italiano. Il reportage di Roberto Copello racconta dell’amore degli abitanti di Catania per Agata, la “santuzza”, e della grande festa di febbraio. Infine, una riflessione di Max Mandel sugli interrogativi e le certezze che accompagnano le fotografie di Vivian Maier.  Con questo numero, infine, prendono avvio le nuove rubriche a firma di Maria Gloria Riva, Silvano Petrosino, Maria Emmanuel Corradini, Paolo Benanti.