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Parole e sguardi. Paesaggi d'autore

Quanto risuonano in noi le parole di Manzoni quando guardiamo (o soltanto pensiamo) a “quel ramo del lago di Como”? E quanto i versi di Montale acquistano luce passeggiando per le ripe scoscese delle Cinque Terre? Se l’uomo ha dato forma al paesaggio con le sue mani interagendo con la natura, altrettanto fondamentale nella nostra percezione dei luoghi fisici è la loro dimensione letteraria. Parole e pagine che hanno modellato per sempre profili, scorci e atmosfere non meno degli agenti atmosferici e del passaggio della storia. Ai paesaggi letterari è dedicato lo speciale del nuovo numero di “Luoghi dell’Infinito” (229), il mensile di itinerari, arte e cultura di “Avvenire”, in edicola da martedì 5 giugno.

Lo speciale si apre con due editoriali. Il primo è dello scrittore Eraldo Affinati, che ripercorre le pagine dei romanzi che sono rimaste impresse nella sua memoria come se fossero intere vite vissute. Nel secondo la storica dell’architettura Maria Antonietta Crippa riflette sul legame tra spazio e parola.
Nel primo servizio dello speciale il poeta Davide Rondoni, come in una sorta di introduzione, osserva come il paesaggio di per sé non esista, esiste invece lo sguardo che lo percepisce: è l’attitudine allo sguardo che fa la differenza. Segue quindi una sequenza di omaggi a grandi figure che con la loro opera e la loro presenza hanno segnato in modo indelebile i luoghi abitati e raccontati: Mario Rigoni Stern e l’altipiano di Asiago (a firma di Costanza Lunardi), Ingmar Bergman e l’isola di Fårö, in Svezia (Viola Di Grado), Ezra Pound e Venezia (Alessandro Rivali). Se Alessandro Zaccuri racconta il legame intercorso tra gli intellettuali olandesi e la Riviera di Sestri Levante, immortalata anche dalle fotografie di Cas Oorthuys, Raffaele Vacca vira verso un altro specchio d’acqua, quel Lago di Como così caro a Romano Guardini. Per finire un altro poeta, Roberto Mussapi, racconta il “dolce esilio” italiano dei grandi romantici inglesi Byron e Shelley.
La sezione Arti&Itinerari si apre con un testo di Antonio Paolucci sui cinquecento anni del tempio di San Biagio, capolavoro del Rinascimento immerso nel paesaggio di Montepulciano. I cinquant’anni della scoperta della Tomba del Tuffatore a Paestum sono invece raccontati dal critico letterario Francesco Napoli, figlio di Mario, l’archeologo che la portò alla luce. Maria Gloria Riva ci svela le simbologie del Cristo tra i dottori di Albrecht Dürer. La sezione si chiude con un omaggio a Ermanno Olmi: viene riproposto un editoriale del grande regista recentemente scomparso, grande amico di Luoghi dell’Infinito.
Infine le rubriche a firma di Antonia Arslan, Mario Botta, Anna Maria Cànopi, Roberta Dapunt, Fiorenzo Facchini, Giovanni Lindo Ferretti, Andrea Milanesi.