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Per la scienza bellezza abita l'orlo del caos

Nel macro e nel microcosmo dall’intreccio dinamico di ordine e disordine sboccia la possibilità della vita

​Silvano Tagliagambe
Nella concezione degli antichi greci ??sµ?? (kosmos) significava, congiuntamente, “ordine”, e “mondo, universo”. Questo duplice significato esprimeva in modo chiaro l’idea che l’intero universo, ivi compresa la Terra, fosse un tutto armonico e ordinato, contrapposto al disordine del caos. Nella mitologia greca infatti il Caos è la personificazione dello stato primordiale di vuoto, buio, anteriore alla creazione. Per Platone esso è il luogo primigenio della materia informe e rozza a cui attinge il Demiurgo per la formazione del mondo ordinato, il Cosmo, appunto.
In coerenza con questo presupposto, l’attrazione che il cosmo esercita sull’uomo in virtù della bellezza che esprime veniva legata all’idea di forma, ciò che da Omero a Plotino fu chiamata eidos, che coincide con la “cosa veduta”. Ciò che la caratterizza è l’essere “per sé” (?at’ a?t? - kat’ autó). Solo essa è per sé, e quello che è lo è in se stessa e per se stessa, ed esclude di conseguenza la relazione: la forma è assolutamente e per eccellenza speculare, identica a se stessa. In quanto tale essa ferma il tempo e crea lo spazio.
Nella scienza contemporanea a questa contrapposizione tra ordine e caos subentra la convinzione che in realtà si tratti di due aspetti coesistenti e complementari: esiste dell’ordine nel caos e del disordine nell’ordine. Questa conclusione è la conseguenza delle ricerche sempre più approfondite sul caos, dalle quali è emerso che, mentre i veri dati casuali rimangono dispersi in una confusione indefinita, il caos (deterministico e strutturato) attrae i dati in un ordine invisibile che attiva solo alcune possibilità delle molte del disordine. Fisici, biologi e matematici, studiando i processi caotici, si sono resi conto che essi producono edifici complessi senza casualità, strutture ricche, nonché belle.
Da queste ricerche è scaturito il concetto di margine del caos, o orlo del caos, correlato a quello di ordine e disordine, che induce a pensare all’ordine e al disordine insieme, come poli opposti ma coesistenti, da mantenere in uno stato di reciproca tensione. I sistemi naturali si trovano in una situazione di ordine dinamico, che non è né l’ordine immutabile e statico, né il disordine incontrollabile e potenzialmente pericoloso del caos. Per questo stato, al limite tra ordine e disordine, Chris Langton, fisico dell’Istituto di Santa Fe, ha coniato alla fine degli anni Novanta il termine di edge of chaos, appunto.