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Pesaro Capitale natura è cultura

Per il 2024 la Penisola guarda alla città come proprio capoluogo culturale. Ma al di là del programma il centro e il territorio sono uno scrigno da scoprire

​Alessandra Zanchi

Visitare Pesaro Capitale italiana della cultura 2024 vuol dire fare un tour indimenticabile tra le meraviglie della città marchigiana e le bellezze della sua provincia sul tema “La natura della cultura”, attraverso l’esplorazione delle interazioni inedite tra arte, natura e tecnologia. È l’occasione per vivere, conoscere e condividere un ricco patrimonio culturale e un paesaggio dai molti volti, plasmato dalla storia degli uomini. Un itinerario dal centro alla periferia tra mare e collina: dall’archeologia ai luoghi della musica dedicati al grande Gioachino Rossini, dalle collezioni d’arte museali alle biblioteche, dalle riserve naturali ai borghi e alle ville suburbane. Lo raccontiamo svelandone aspetti anche poco conosciuti, sulle tracce di una storia millenaria.
Una volta c’era Pisaurum Julia Felix: la fondarono i Romani nel 184 a.C. in un fondovalle fluviale dal clima mite, tra due alture costiere, il colle San Bartolo (dal 1994 Parco Naturale Regionale con un’oasi floro-faunistica protetta, attraversata da sentieri panoramici con viste straordinarie) e il colle Ardizio, entrambi affacciati su spiagge sabbiose. Il nome derivava forse da Isaurus o Pisaurus, come allora si chiamava il fiume Foglia sulla cui foce la colonia sorgeva. Un angolo ameno del litorale adriatico che prima dei Romani aveva accolto nel corso del tempo Siculi, Umbri-Piceni, Etruschi e Galli Senoni. «Il San Bartolo si estende a ponente per dodici chilometri di costa a picco sul mare fino a Gabicce. Con i suoi speroni, fino a 200 metri di altezza, ha subito nei secoli un imponente arretramento della linea costiera. Sono così scomparsi due porti del­l’antichità: lo scalo-emporio di Santa Marina Alta, usato già dai Greci nel V secolo a.C. lungo la rotta commerciale verso i centri etruschi di Spina e Adria, e il successivo porto romano di Vallugola»: parole di Federica Tesini, recentemente scomparsa, già autrice di due guide e presidente di Italia Nostra Pesaro-Urbino. Oggi, Baia Vallugola, con il suo moderno porticciolo turistico, è un piccolo paradiso a ridosso della falesia dove si aprono altresì le spiaggette selvagge e protette di Fiorenzuola di Focara (tra i Borghi più belli d’Italia) e Casteldimezzo.
Sono le origini di Pesaro, il primo capoluogo marchigiano arrivando da nord. Insieme a Urbino è stata crocevia di civiltà e culture, sul cui terreno fertile nel corso dei secoli sono germogliati i fiori e cresciuti i frutti di tutte le arti.
Esiste ancora l’acquedotto romano di età imperiale, perfettamente funzionante, che dalle pendici dei colli di Novilara giunge fino alla fontana di piazza del Popolo, dove si incontrano il cardo (via San Francesco e corso XI Settembre), parte dell’antica via Flaminia che collegava Roma e Rimini, e il decumano (via Branca e via Rossini). Il Museo Archeologico Oliveriano di Palazzo Almerici, nato insieme all’omonima Biblioteca dal lascito testamentario dell’erudito settecentesco Annibale degli Abbati Oliveri e oggi interamente rinnovato, documenta ampiamente le civiltà del territorio, dalla necropoli picena di Novilara alla nascita di Pisaurum. E se volete scoprire come si viveva in una domus romana tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del III secolo, basta recarsi nella centralissima area archeologica di via del­l’Abbondanza e immergersi nelle ricostruzioni virtuali degli ambienti, tra mosaici e reperti; poi sull’ultimo tratto della Flaminia, in prossimità del Parco San Bartolo, si trova l’area di Colombarone, dotata di Antiquarium, che documenta una trasformazione plurisecolare, da abitazione signorile tardo antica a basilica altomedievale, dedicata a San Cristoforo ad Aquilam, attiva fino a dopo il Mille.
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