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Restauro vita nuova di un’idea antica

Le attuali teorie e prassi del restauro sono nate in tempi piuttosto recenti. Le loro radici storiche però sono antiche di molti secoli

​Maria Antonietta Crippa

L’approdo attuale a riflessioni e prassi del restauro, di rilevanza difficilmente sottovalutabile in Italia – grazie alle elaborazioni teoriche e alle realizzazioni dalla seconda metà del Novecento fino a oggi – si inscrive profondamente nelle contraddizioni culturali contemporanee. Può essere ritenuto infatti, da una parte, uno degli esiti più alti di un luminoso senso civile italiano e di una matura consapevolezza culturale identitaria. Dall’altra risulta assediato dagli squilibri propri del nostro tempo. In particolare: dalla sempre meno diffusa consapevolezza del senso storico sedimentato in costruzioni e territori; dalla mitizzazione del potere delle innovazioni tecnologiche; dalle speculazioni le più varie che investono le attività concorrenti alla sua realizzazione; dalla pervasiva esaltazione dell’istantaneità. Inoltre, benché ogni restauro dovrebbe essere documentato in modo da consentire eventuali successive riprese dal momento che nessun artefatto umano dura per un tempo infinito, questa preoccupazione è rara. Il consumismo contemporaneo è vorace e distruttivo nei confronti dei manufatti, persino di quelli storico artistici.
Il rischio che si corre è di illudersi che, conservando solo i più preziosi “gioielli di famiglia” e abbandonando tutto il resto alle manipolazioni più spregiudicate, la civiltà possa mantenersi viva. Al contrario la sua vitalità e positività di senso esige la cura complessiva delle sue espressioni di cultura perché corpus di un bene comune esistenzialmente imprescindibile. Poiché d’altro canto non è necessario che tutto venga conservato, non ogni intervento ha carattere di restauro. L’ambito di conservazione e di restauro, dunque, deve essere definito con precisione.
Questi sono i princìpi previ: «1. La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro. 2. Per prevenzione si intende il complesso delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto. 3. Per manutenzione si intende il complesso delle attività e degli interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell’integrità, dell’efficienza funzionale e dell’identità del bene e delle sue parti. 4. Per restauro si intende l’intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali. Nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a rischio sismico in base alla normativa vigente, il restauro comprende l’intervento di miglioramento strutturale». Così recita l’articolo 29 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (decreto legislativo n.42 del 22 gennaio 2004, con successive integrazioni), la cui attuazione è supportata e regolata da organismi pubblici, le Soprintendenze, territorialmente diffusi.
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