Luoghi dell' Infinito > Riconoscere la memoria dell’Africa

Riconoscere la memoria dell’Africa

I musei europei tra decolonizzazione e nuova convivenza globale. I casi di Tervuren e Verona

​Giovanna Leone

I musei non sono solo luoghi della storia, ma anche luoghi nella storia. Lo sguardo che suggeriscono rispecchia l’evoluzione delle società, e le reazioni dei loro visitatori davanti agli oggetti mostrati cambiano al mutare del giudizio sociale sul passato. Così può accadere che oggetti compresi nel patrimonio museale, inizialmente considerati accettabili o forse persino banali, possano trasformarsi nel tempo in una fonte di contestazione e di imbarazzo se nuove rappresentazioni sociali della storia ne rendono evidenti aspetti controversi o persino violenti.
Ritroviamo in questo fenomeno alcune scoperte ben note grazie alle quali, già nel 1932, lo psicologo sperimentale Frederic Bartlett poteva mandare definitivamente in soffitta la classica metafora della memoria-magazzino, definendola invece come “uno sforzo verso il significato del ricordo”: sforzo non definitivo e stabile, ma continuamente ricostruito a partire dalla comprensione attuale del passato. I musei sono una potente infrastruttura di sostegno di questo incessante processo di ricostruzione del significato attribuibile al passato, stavolta non del singolo, come nei laboratori di psicologia, ma della collettività. Infatti, approntando e cambiando regolarmente le loro esposizioni, suggeriscono ai loro visitatori una mappa culturale dei luoghi che stanno attraversando, tramite le emozioni che le persone proveranno di fronte alle opere mostrate. Queste emozioni, infatti, indirizzano la mente verso uno specifico tipo di significato da dare al passato collettivo: fierezza per un tempo storico che ha portato gloria al proprio gruppo, ma anche imbarazzo o vergogna per un passato da cui si desidera prendere le distanze.
Che mappa fornire allora, che oggetti mostrare, che strategia comunicativa scegliere se si anticipa il sorgere di emozioni morali difficili da parte dei visitatori, messi di fronte a esposizioni che svelano il significato violento del passato coloniale, rinunciando alle spiegazioni, ormai fortunatamente tramontate, in cui si dava per scontato che alcune popolazioni africane fossero così “inferiori” da dover essere dirette, dominate, controllate, in un intreccio indissolubile tra brutalità e paternalismo?
Visitare oggi i musei europei che conservano le tracce del passato coloniale e descrivere i modi in cui cercano di costruire un nuovo significato del loro patrimonio, dando il giusto spazio alla riflessione sulla violenza legata a quel periodo storico, è un viaggio che un progetto europeo di ricerca Horizon, dal nome evocativo di CONCILIARE (CONfidently ChangIng coLonIAl heRitagE), ha deciso di compiere attraverso lo studio di due musei europei diversissimi tra loro: il museo di Tervuren, in Belgio, e il Museo Africano di Verona.
[...]