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Sulle tracce dei Longobardi

​I longobardi erano entrati nello Stivale per conquistarlo e ne rimasero conquistati, così da abbandonare i loro dei e convertirsi al cristianesimo. Hanno lasciato tracce profonde nella nostra storia (e una regione italiana porta il loro nome...) e la nostra cultura senza l’ibridazione con il loro dna “barbaro” non sarebbe la stessa. Da Cividale del Friuli a Benevento, da Pavia a Spoleto: gli eventi, l’arte e l’eredità dei Longobardi sono presenti in gran parte del Belpaese. A questo popolo di grandi guerrieri disceso dalle remote regioni dell’Elba, che ha saputo guardare con curiosità e intelligenza a quanto incontrava sul suo percorso,  è dedicato lo speciale del numero di “Luoghi dell’Infinito”, il mensile di itinerari, arte e cultura di “Avvenire”, in edicola da martedì 6 febbraio. Una storia che vale la pena conoscere e approfondire, ma anche una autentica speranza per la cultura dell’incontro.
Dopo l’Incipit di Giovanni Lindo Ferretti, l’editoriale dello storico medievista Claudio Azzara introduce il tema mostrando come la conversione al cattolicesimo abbia segnato il passaggio dei longobardi alla civiltà. Franco Cardini dispiega in una efficace e articolata sintesi la storia e la società di questo popolo che cambiò l’Italia, dalla lunga migrazione alla sconfitta contro i franchi di Carlo Magno. Lo storico dell’arte Carlo Bertelli evidenzia invece come i longobardi abbiano fatto presto riferimento alle tecniche, agli stilil e agli strumenti culturali di Roma, Bisanzio e, nell’Italia del sud, del mondo arabo. Roberto Cassanelli, in due ampi servizi, ci accompagna tra le tracce lasciate dal popolo dalle lunghe barbe in Italia settentrionale e in Italia meridionale. Paolo Giulierini racconta il senso della mostra sui longobardi del Museo archeologico nazionale di Napoli, di cui è direttore.
La sezione Arti&Itinerari si apre con un reportage di Federico Geremei su Oslo e i suoi molti volti e prosegue con un inedito di G.K. Chesterton sui falsi miti del progresso. Alessandro Beltrami, infine, commenta le straordinarie fotografie di James Nachtwey che colgono i volti di chi vive la tragedia della guerra o della fame.
Con questo numero ha inizio la rubrica di Fiorenzo Facchini, antropologo e sacerdote, dedicata alla storia dei simboli nell’antichità, che si accompagna alle firme di Antonia Arslan, Mario Botta, Anna Maria Cànopi, Antonio Paolucci...