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Sulle vie della Sacra Scrittura

Da Abramo a Mosè, da Gesù in cammino verso Gerusalemme ai primi cristian, che definivano se stessi seguaci della “Via”

​Gianfranco Ravasi

«Che cos’è la nostra vita? Il cammino di un viandante: appena ha raggiunto un certo luogo gli si aprono le porte, abbandona gli abiti da viaggio e il bastone da pellegrino ed entra in casa sua». Così un testimone della spiritualità russa, Giovanni di Kronstadt (1828-1908) nella sua opera maggiore, La mia vita in Cristo, rappresentava l’intera parabola dell’esistenza. In tutte le culture, infatti, la via è il simbolo della vita, a partire dall’ebraico derek che non è solo la “strada” ma anche il sentiero morale, luminoso o tenebroso, e persino il vigore della persona, per giungere sino a quella specie di manifesto programmatico della beat generation che è il romanzo On the road (1957) di Jack Kerouac, scandito dalla dichiarazione: “La strada è la vita”.
Fondamentale è, però, per distinguere il vero viaggiare dal vagabondare, la meta che ci si prefigge. Per le tre religioni monoteistiche il percorso simbolico fondamentale è il pellegrinaggio a Gerusalemme ove tre pietre costituiscono l’architrave della costruzione spirituale delle tre fedi. C’è la pietra del tempio di Sion: «Dio sta su di essa: non potrà vacillare […] Fremettero le nazioni, i regni si scossero, Dio tuonò, si sgretolò la terra» (Salmo 46,6-7). C’è la pietra ribaltata del sepolcro di Cristo, segno di vittoria sulla morte: «Un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa» (Matteo 28,2). C’è, infine, la pietra della “Cupola della roccia”, coperta e inglobata dall’attuale moschea di Omar, la sede del sacrificio di Isacco e dell’ascensione al cielo del profeta dell’Islam, Maometto.
Per la cristianità è indubbiamente Roma l’altra grande meta di convergenza, luogo del martirio di Pietro e Paolo e sede della comunione ecclesiale ad Petri sedem. Ed è in particolare il Giubileo, nei secoli passati così come nel prossimo anno, a far affluire sulle “vie romee” onde di viaggiatori cosmopoliti. Ma, contemporaneamente, la trama dei cammini sacri si infittisce e si ramifica verso mete secondarie, rappresentate dalle tombe degli apostoli e dei martiri, veri e propri scrigni di reliquie: pensiamo ad Assisi, a Santiago di Compostela, a Canterbury, a Padova e a tanti santuari locali. Si è delineata, poi, una nuova meta che sarebbe brillata fino ai nostri giorni, quella della venerazione della Madre del Signore. Anche se più recente, il pellegrinaggio mariano diviene quasi il modello del cammino nella fede e i nomi di Loreto, La Salette, Lourdes, Fatima, Pompei, Czestochowa sono inscritti nella topografia spirituale dell’umanità, accanto allo sterminato elenco dei templi mariani locali.
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