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Tommaso, santa intelligenza

Tommaso seppe coniugare due profondità: quella della speculazione intellettuale e quella della contemplazione adorante

​Gianni Festa
La mia formazione intellettuale è stata quella classica della Ratio studiorum domenicana: tre anni di filosofia e tre anni di teologia, alla luce e sotto la guida di san Tommaso. Poi gli studi di specializzazione in Storia della Chiesa medievale, Filologia e Letteratura italiana medievale. Il contatto continuo, quasi quotidiano direi, con i testi di san Tommaso, la lettura attenta e meditata dei suoi scritti e soprattutto il suo metodo di ricerca e di enunciazione del pensiero, hanno forgiato in me un’ossatura intellettuale caratterizzata prima di tutto dall’esercizio dell’interrogazione e del dibattimento (quaestio e disputatio) e quindi del senso critico. Devo a questa preparazione e quindi a Tommaso quella visione diciamo omogenea e organica della teologia e direi soprattutto quella sana curiositas che mi ha permesso in seguito di accostare, arricchendomi, altri pensatori o scuole di pensiero.
Un primo aspetto che mi ha sempre colpito in Tommaso riguarda il rapporto tra amore della Sacra Scrittura ed esercizio dell’intelligenza. Questo legame è stato sottolineato anche da papa Francesco: «Bisogna che la Parola di Dio, già accolta nel cuore, raggiunga l’intelligenza per “rinnovare il nostro modo di pensare”, affinché valutiamo tutte le cose alla luce della Sapienza eterna». Ciò significa - se non interpreto male quanto afferma il Papa - che la ricerca appassionata di Dio è contemporaneamente preghiera e contemplazione, ed è ciò che ha praticato san Tommaso, per cui davvero egli è il modello dell’autentico teologo che fa scaturire e crescere la sua indagine o ricerca nell’atmosfera dell’adorazione. Questa ricerca della verità su Dio usa le due ali della fede e della ragione, dice il Papa, e il modo in cui san Tommaso ha saputo coordinare le due luci delle fede e della ragione rimane esemplare. Forse nei secoli ha prevalso nella lettura che è stata fatta dell’opera di Tommaso un approccio intellettualistico o esclusivamente logico-argomentativo, tralasciando quest’aspetto della contemplazione e della preghiera che dovrebbero accompagnare il teologo…Inoltre, Tommaso è stato anche “dominato” dal desiderio della sapienza: leggendo le sue agiografie e i suoi scritti appare chiaro come l’abbia cercata con tutta l’anima e con tutto il cuore. Inoltre mi ha colpito moltissimo una denominazione che troviamo nel suo biografo: “uomo dei desideri”. Attribuendo a Tommaso il nome dato dalla Vulgata al profeta Daniele (cfr Dn 10,11) Guglielmo di Tocco scrive: «Dato che la Provvidenza divina l’aveva destinato a scrutare i santi misteri, era giusto che lo Spirito di Dio non nascondesse nulla a quest’uomo dei desideri» (cfr Storia di san Tommaso d’Aquino, 40). Bellissima e azzeccatissima definizione: uomo dei desideri!
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