Luoghi dell' Infinito > Un'arca in marmo per la gloria eterna di Agostino

Un'arca in marmo per la gloria eterna di Agostino

La basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia ospita le spoglie del santo ed è il pantheon della città

​Maria Teresa Mazzilli

Pavia città di sant’Agostino è il nome del Comitato fondato nel 2007 da Comune e Diocesi di Pavia e dalla Provincia Agostiniana d’Italia, con la successiva aggregazione di tre università e molti altri enti culturali. Che Pavia sia la città di sant’Agostino potrebbe sembrare un dato di fatto: richiede, invece, il riconoscimento di una sorta di “genius loci”, un destino preordinato a una particolare simbiosi culturale che si è venuta a creare nei secoli tra la città e il Dottore della Chiesa, patrono degli Studi e dell’Università. Soprattutto è un richiamo di responsabilità, per una città che tra Otto e Novecento sembra aver trascurato di mantenere evidente sull’orizzonte nazionale questo suo carattere distintivo.
In altri casi, come Assisi, la correlazione tra nome della città e Santo di riferimento è così evidente da divenirne attributo sostanziale: “San Francesco d’Assisi” appunto. Padova “città di sant’Antonio”, Bologna “città di san Domenico” sono definizioni che pure ricorrono: i due santi, seppur non vi nacquero, vi passarono anni importanti della loro vita e vi morirono, avendo sepoltura in chiese che sono esse stesse tombe monumentali frequentatissime per devozione. Per Sant’Agostino, però, la situazione è diversa: la sua biografia vede nella vicina Milano il momento apice, con la conversione e il battesimo amministrato da sant’Ambrogio, ma non contempla alcun passaggio per Pavia. Nato in Africa, è ricordato col nome di Ippona, la città di cui fu vescovo e dove morì. Il suo corpo fu inizialmente trasportato in Sardegna per evitare possibili violazioni del sepolcro da parte dei saraceni. Intorno al 723, da Cagliari fu portato a Pavia per volere del re longobardo Liutprando, nel momento dell’avanzata degli invasori. Fu questa un’impresa inedita e politicamente significativa, prima traslazione documentata di un corpo santo operata da un sovrano longobardo, che lo poneva a protezione della città capitale del suo regno e al contempo si presentava al papa come paladino della Chiesa cattolica.
Anche a Venezia il corpo di san Marco pervenne relativamente tardi (828), quando un altro era il patrono (san Teodoro), ma pian piano lo soppiantò fino a diventare per la città irrinunciabile alter ego fino ai giorni nostri. Di sant’Agostino e della sua tomba a Pavia, invece, oggi non si parla molto, complice il fatto che la chiesa stessa dove riposano le sue ossa ha conservato l’antica intitolazione paleocristiana a San Pietro, anche dopo l’arrivo del corpo del Dottore della Chiesa (per quanto affiancata dalla titolazione a Sant’Agostino nei secoli XIV-XVIII). Da qui l’impulso a una riflessione storico critica, da parte del Comitato, già in questo quindicennio di attività e tanto più ora, nel centenario.
[...]