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Una Bibbia di luoghi per dire Madre

L’Infinito in Maria trova casa Il tragitto storico della Vergine disegna la bellezza delle dimore dell’uomo e fa dell’abitare un luogo teologico

​Ermes Ronchi

Il cristianesimo non nasce al tempio, ma in una casa. La memoria biblica di Maria si apre con una casa dove è un angelo a parlare per primo, e si chiude in una “camera alta” dove a parlare sono il vento e il fuoco.
Le case che Maria ha abitato, o in cui è entrata, disegnano la complessità e la bellezza della dimora umana, che è prima di tutto luogo del cuore; poi abitazione, raccolta e accogliente, dove «arde in appartata fiamma la vita» (Jorge Luis Borges); luogo, umanissimo e teologico insieme, degli accadimenti decisivi della vita.
Seguendo l’esistenza della Vergine Maria, come un viaggio di casa in casa, l’attenzione si posa sull’umanità di questa donna, sulla sua vita concreta; non sullo straordinario, ma sul feriale e carnale, dove l’umanità di Maria elabora, e ci trasmette, un’arte del vivere.
Anche l’immagine che ci resta di Gesù non è tanto quella di un frequentatore del tempio, ma piuttosto quella della sua adesione alla quotidianità della vita: strade, campi, lago, case. La casa dove si banchetta, la casa dove si piange, la casa profumata d’amicizia a Betania. E tanti volti, la liturgia dei volti. È nella casa di Nazaret che Gesù ha appreso la parola più esclusiva e tipica del suo racconto del volto di Dio: abbà, parola di bambini e non di rabbini, pronunciata nel dialetto del cuore, parola di casa, familiare e domestica, imparata negli occhi di Giuseppe, e poi da lì trasvolata alle profondità di Dio.
Seguiamo i racconti evangelici di Luca, Matteo e Giovanni, per rintracciare la memoria di alcune case dove Maria ha vissuto o è entrata.

La casa degli inizi
La prima immagine evangelica di Maria è quella di una giovane donna in casa propria, in uno spazio appartato in cui è necessario entrare: «l’angelo entrò da lei» (Luca 1,28). Luca la ritrae in un atteggiamento di ascolto stupefatto, primo servizio da rendere a Dio e agli altri: ascoltare è fare spazio in sé all’altro. Maria appare al tempo stesso raccolta e ospitale, proprio come lo è la casa.
L’azione di Dio non si svolge al di fuori della cronaca umana, non costruisce un’altra storia con persone create apposta. Entra nel tessuto normale dei giorni e li fa abitare da angeli e da amori, aprendovi lo spazio per un oltre, dove la linea del visibile e dell’invisibile si incontrano.
È tra quelle pareti che si apre una finestra di cielo.
Al tempio Dio preferisce il tempo (è il sesto mese), alla sinagoga la casa, ai candelabri d’oro la cucina, agli orari della liturgia un momento qualsiasi di un cuore che ascolta. Maria inizia a esistere nel Vangelo come raccolta nella sua casa: «L’io esiste raccogliendosi» (Emmanuel Lévinas), non disperdendosi. Lì diventa ospitale. L’accoglienza genera vita.
Il primo episodio della vita di Maria menzionato da Luca è il suo matrimonio con Giuseppe. La ragazza di Nazaret ha già detto il suo primo sì, prima ancora che a Dio, all’amore di un uomo. Di Maria sappiamo due cose fondamentali: ha una casa ed è entrata nelle dinamiche dell’amore.
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