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Una mostra per l’Europa

La grande esposizione di Napoli, attraverso trecento opere, racconta una storia che parla a tutto il continente

​Prima mostra sui Longobardi realizzata nel Centro e Sud Italia e prima testimonianza di questo popolo a varcare i confini della Russia: già questi due aspetti sono emblematici della forza e della novità di “Longobardi. Un popolo che cambia la storia”, esposizione nata dalla collaborazione internazionale tra i Musei Civici di Pavia – capitale longobarda che ha ospitato la mostra fino al dicembre scorso –, il MANN-Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e l’Ermitage di San Pietroburgo, che sarà la terza sede dell’esposizione.
Un evento che è punto di arrivo di almeno quindici anni di nuove indagini archeologiche, epigrafiche e storico-politiche su siti e necropoli altomedievali e che rilegge in una dimensione finalmente nazionale, alla luce dell’espansione dei ducati longobardi, la storia di un popolo da sempre al centro delle discussioni storiografiche per quella mancata unificazione dell’Italia che ha segnato le vicende successive della Penisola. E al contempo un’esposizione che punta a capire incroci culturali e connessioni tra Sud e Nord Europa in un periodo cruciale della storia italiana ed europea.
L’esposizione ora al MANN, a differenza di precedenti iniziative, cerca infatti di dare una visione complessiva e di ampio respiro (dalla metà del VI secolo, ovvero dalla presenza gotica in Italia, alla fine del I millennio) del ruolo, dell’identità, delle strategie, della cultura e dell’eredità del popolo longobardo che nel 568, guidato da Alboino, varca le Alpi Giulie e inizia la sua espansione sul suolo italiano: una terra divenuta crocevia strategico tra Occidente e Oriente, un tempo cuore dell’Impero Romano e ora sede della Cristianità, ponte tra Mediterraneo e Nord Europa. Il Ducato di Benevento – e con esso la cosiddetta Langobardia Minor –, rimasto in vita come stato indipendente sin oltre la metà dell’XI secolo, non solo conservò memoria e retaggio del regno di Pavia abbattuto da Carlo Magno nel 774, ma elaborò un proprio originale ruolo di cinghia di trasmissione fra le culture mediterranee e l’Europa occidentale. Parlarne oggi, in una fase di cambiamenti altrettanto marcati come quelli che si verificarono nell’Italia longobarda, significa sperimentare la possibilità di costruire una visione “dal Mediterraneo” all’intera Europa, e mostrare una prospettiva del nostro continente in cui i legami fra le aree transalpine e quelle meridionali appaiano assai più equilibrati e dialoganti di quanto molta storiografia non abbia da sempre teso a rappresentare. In questo non fu secondario il ruolo di Napoli, città che restò un’enclave bizantina ma che fu punto di riferimento economico e affaccio sul mare dei ducati longobardi di Benevento, Salerno e Capua.

di Paolo Giulierini