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Yad Vashem il mistero del bene e del male

Non solo il doloroso ricordo dei milioni di ebrei uccisi: nel Memoriale di Gerusalemme il riconoscimento dei tanti Giusti tra le Nazioni che dissero no all’abominio

​Sergio Della Pergola

L’idea di creare un Memoriale della Diaspora e del Genocidio nasce con Mordechai Shinhabi nell’estate del 1942. Si era all’apice della Seconda guerra mondiale, quando erano ormai di dominio pubblico le notizie sulla distruzione sistematica del popolo ebraico che in quei giorni veniva messa in atto, dopo la sua codifica alla Conferenza di Wannsee del gennaio del 1942. Shinhabi, un pioniere del movimento socialista dello Ha­sho­mer Haza’ir (La giovane guardia), era nato nel 1900 in Russia ed era arrivato in Palestina nel 1919. Nell’agosto del 1953 il Parlamento dello Stato d’Israele approvava la costituzione a Gerusalemme del Memoriale dell’Olocausto e del­l’Eroismo. Il nome Yad Vashem significa in ebraico, letteralmente, Mano e nome, ma nel contesto del versetto del profeta Isaia (56,5) dal quale sono tratte queste parole, il loro significato è: Forza e rinomanza. Il profeta si riferisce a coloro che non potranno avere una discendenza - dunque metaforicamente anche alle vittime della Shoah - ma che si sono mantenuti fedeli al Patto col Signore: «Io darò a loro nella Mia casa ed entro le Mie mura forza e rinomanza, meglio di figli e figlie; rinomanza eterna che mai non perirà darò a ciascuno di loro». Dunque i morti sono eletti a vivere per sempre.
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