Luoghi dell' Infinito > intro

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​Il 14 agosto 2018 il crollo del Ponte Morandi a Genova ha provocato 43 morti e 566 sfollati e ha causato gravi danni all’economia della città. Allo stesso tempo il disastro ha però riportato l’attenzione su un centro urbano unico per tradizioni, orgoglio, umanità, cultura e arte. Il ponte spezzato esalta, per contrasto, una storia di legami come quella della città-porto per eccellenza che sapeva abbracciare Occidente e Oriente. Perché allora non riguardare a Genova e alle sue sorelle, quelle Repubbliche Marinare i cui confini andavano ben oltre le mura, da Cadice a Istanbul,  e per le quali il Mediterraneo era un Mare nostrum? A queste città ubique, simili a ponti invisibili e, oggi, necessari, è dedicato lo speciale del numero 241 di “Luoghi dell’Infinito”, in edicola da martedì 2 luglio con il quotidiano “Avvenire”.   Nell’editoriale lo storico Antonio Musarra racconta di come nel Medioevo Amalfi, Genova, Pisa e Venezia riunificarono il Mediterraneo e diedero il via alla grande rivoluzione nautica. Franco Cardini colloca la storia delle quattro città nel contesto più ampio dell’Italia comunale, del sistema europeo e delle dinamiche di cui il Mediterraneo era il centro. Seguono quattro “ritratti” delle città tra passato e presente. Roberto Mussapi racconta la Genova vista dai poeti del Novecento a partire da Dino Campana, per il quale il porto è “anima vivente delle cose”. Timothy Verdon si concentra sulla cattedrale di Pisa, un’opera-mondo che condensa l’anima di un’epoca, la dimensione spirituale e quella politica. Raffaele Vacca si perde nei profumi di Amalfi, la più meridionale delle Repubbliche e la più vicina al mondo arabo. Infine Alessandro Beltrami racconta Venezia attraverso il suo Arsenale, il grande “motore” della Serenissima: da qui uscivano le navi che conquistarono il Mediterraneo, qui hanno ora sede le manifestazioni di arte e cultura della Biennale.
 La sezione Arte&Itinerari vede due servizi. Antonio Paolucci ci porta nel Santuario della Santa Casa di Loreto, sotto gli angeli dipinti da Melozzo da Forlì. Leonardo Servadio riflette sul lavoro di Edward Burtynsky, fotografo americano impegnato a documentare l’era dell’Antropocene.